Pavia, 16 febbraio 2011 - Ripresa, ma lenta. Dall’indagine congiunturale sull’ultimo trimestre del 2010, svolta da Camera di commercio e Confindustria, emergono dati di segno positivo, ma a livelli ancora lontani da quelli di prima della crisi. Tra ottobre e dicembre la produzione industriale pavese è cresciuta del 3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dell’1,8% rispetto al trimestre precedente.

Su base annua, l’indice della produzione industriale ha raggiunto quota 97,65, con il 2,1% in più rispetto al 95,64 del 2009. Ma il dato è ancora lontano dai picchi pre-crisi: 105,57 nel 2007 e 104,27 nel 2008. Il Pavese si conferma fanalino di coda della regione: la variazione media annua, che per Pavia si assesta sul 2,3%, è il dato più basso di tutta la Lombardia, con una media regionale del 4,9% e il picco del 6,9% della provincia di Lecco.

«I dati sull’andamento congiunturale degli ultimi mesi del 2010 — commenta il presidente dell’Unione industriali, Franco Bosi — sono omogenei con la discontinuità che ha caratterizzato l’intero anno. È vero che i livelli produttivi sono ancora decisamente inferiori al picco positivo del 2008, ma è altrettanto vero che nel suo complesso il comparto produttivo locale ha dimostrato una buona tenuta, soprattutto sul fronte finanziario, dal quale è originata la crisi».

«Pur prendendo atto dell’orientamento positivo della maggioranza degli indicatori — spiega il presidente camerale Giacomo de Ghislanzoni Cardoli — non possiamo dimenticare che l’incremento dei valori relativi alla produzione pavese è ancora molto lontano da quello medio lombardo. Non solo. Nel quadro congiunturale permangono segnali di allerta: la domanda estera che stenta a riprendere fiato e il margine di profitto che si contrae per il divaricarsi della forbice dei prezzi. Tali segnali disegnano un futuro incerto che, per ora, non offre garanzie sufficienti a far ripartire investimenti e innovazione».

«La competitività delle produzioni pavesi — aggiunge Bosi — può e deve essere migliorata attraverso un maggior impegno di tutto il sistema provinciale, dalle infrastrutture alla disponibilità finanziaria delle banche. E occorrono dosi massicce di innovazione, che per noi potrebbe essere agevole avere se solo si trovasse il modo di innescare un proficuo rapporto tra Univesità e aziende».