Lodi, 17 gennaio 2011 - A un mese e mezzo dall’ultimo rogo appiccato a un impianto di trattamento rifiuti nel Lodigiano, interviene la Direzione distrettuale Antimafia (Dda). Che, in seguito alle polemiche legate all’allarme mafia nel Lodigiano, nei giorni scorsi ha avocato a sé le indagini sugli incendi dolosi. Evidentemente, gli inquirenti sono convinti che dietro alla lunga scìa di fuoco seminata nel Lodigiano nell’ultimo anno, ci sia la mano della criminalità organizzata. Così la Procura di Lodi, che in un primo momento aveva preso in mano le indagini sui vari casi, già nei giorni scorsi ha inviato tutto il materiale e gli indizi raccolti a Milano, sul tavolo della Dda. Che ora passerà la lente sul Lodigiano e ha già cominciato a muoversi.

I Fatti. Lunedì 29 novembre l’ultimo rogo, che ha distrutto un container nella piazzola ecologica di Lodi Vecchio, in via Martin Luther King. E il giorno prima, domenica 28 novembre, i “soliti ignoti” hanno infatti appiccato le fiamme all’interno della discarica di Coste Fornaci, nel territorio di Casalpusterlengo, gestita dalla società Pantaeco riconducibile ai fratelli Paina. In cenere sono finiti un muletto, la piattaforma aerea di un macchinario dell’impianto di smistamento dei rifiuti industriali (cartoni, legname e plastica provenienti da scarti di fabbrica che lì vengono separati per poi essere inviati alle imprese di riciclaggio) e due nastri di trasmissione dell’impianto di selezione automatica della plastica, dove le bottiglie già raccolte in maniera differenziata vengono suddivise per colore e tipo di materiale. Addirittura, in quel caso, i pompieri avevano trovato tre diversi punti di innesco del rogo, certamente doloso. Giancarlo Paina, contattato ieri da Il Giorno, dice: «Non ci hanno detto più nulla dopo il rogo, sappiamo che stanno indagando. I danneggiati siamo noi, speriamo che gli investigatori arrivino a qualcosa».

Sette giorni prima le fiamme hanno avvolto il capannone dell’impianto di compostaggio a Boffalora d’Adda, gestito dall’azienda Fergeo, sempre riconducibile a una ditta della galassia dei fratelli Paina. Prima ancora, il 9 ottobre 2010, a fuoco era andato il capannone della società Lodigiana Ambiente di Ospedaletto Lodigiano. I danni ammontano ad almeno 2 milioni di euro, e appena un anno prima una parte dello stesso capannone della medesima ditta era stato incendiato. Anche in quel caso, le persone che hanno appiccato l’incendio non sono mai stati identificate.