Lodi, 1 dicembre 2010 - «Le origini del Maffeo Vegio risalgono al 1860 quando, con Decreto del 15 settembre, venne attivata a Lodi, in casa Bonomi, un’abitazione privata, la “Regia Scuola Normale Maschile”, l’unica altra scuola superiore in città oltre al liceo Classico, con il compito di formare nuovi educatori. Nel 1868 venne avviata anche la “Scuola Normale Femminile”, poi riconosciuta con Regio Decreto nel 1869 divenendo infine Istituto Magistrale Statale nel ‘23.

La sua intitolazione all’umanista lodigiano Maffeo Vegio è antecedente: avviene su delibera del Comune nel 1897». Pietro Sarzana, docente del Vegio ha coordinato i lavori che, in un anno, grazie alla collaborazione dei colleghi Alessandra Peviani, Annalisa Degradi, Antonio Petrucci e dell’associazione Amici del Maffeo, hanno portato all’elaborazione del volume “Maffeo Vegio - 150 anni”, presentato ieri con una cerimonia nella sede di via Carducci.

La scuola femminile nasce con ogni probabilità al Castello (oggi sede della Questura, ndr) e lì rimane fino al trasferimento in via Legnano. L’istituto vanta classi ‘miste’ dal ‘23, anno della riforma Gentile. Dopo la nascita dell’istituto per Ragionieri Bassi, nel 1888, la scuola cominciò ad arruolare soprattutto future maestre.

La crescita degli studenti fa emergere la necessità di un ampliamento. Fu il celebre architetto milanese Giovanni Muzio a progettare, tra il ‘35 e il ‘38, il nuovo edificio, corrispondente all’attuale: «Recuperò solo il portone e la facciata del ’600, vincolati, di via Legnano — spiega Sarzana — e fece demolire le case che si affacciavano su via Gaeta, attuale via Carducci. Gli spazi erano enormi: c’era un appartamento interno per il custode, che ora non esiste più, biblioteca, laboratori e il seminterrato adibito a magazzino». Con la nascita, nel ‘39, della media Negri l’edificio fu diviso a metà.

«Negli anni ‘70 al Maffeo c’erano solo 12-15 classi — dice Sarzana —, nel 2009 abbiamo toccato le 50. Il boom partì dal 1987 quando ai 4 anni di magistrale furono affiancati i 5 anni di linguistico e psicopedagogico». Il Vegio recuperò, negli anni ‘90, l’intero edificio, con il trasferimento della media Negri nell’ex Tribunale. Molti i nomi illustri che studiarono al Vegio: Ada Negri, Santa Francesca Cabrini, Giuseppina Strepponi, Francesco e Elena Cazzulani, Maria Scaglioni.

«Nel recuperare dagli scantinati stendardi e strumenti scientifici d’epoca, abbiamo trovato un mobile con incisi nomi illustri. Tra questi, oltre a Strepponi, Cabrini e Negri, il maestro Angelo Panzini che deve aver insegnato musica qui sul finire dell’800. È autore di pezzi per pianoforte a 6 mani che ancora oggi sono suonati da un Ensemble in giro per l’Italia».