Somaglia, 30 novembre 2010 - «Siamo profondamente amareggiati di quanto accaduto. Siamo vittime, parte lesa in questa vicenda. Ora occorrerà riflettere sul futuro». Risponde con cortesia, ma dal suo volto traspare lo sconforto. Angelo Paina della Pantaeco, che gestisce l’impianto di cernita di rifiuti di Coste Fornaci, tra Casale e Somaglia, nel quale si è sprigionato un rogo domenica mattina, va e viene dal sito di stoccaggio agli uffici.

Prima arriva la Polizia provinciale che si ferma vicino alla palazzina dell’area amministrativa e poi entra dal cancello della struttura; mezz’ora dopo arriva l’Asl che si reca sul posto dove è avvenuto il rogo che ha mandato in fumo un muletto e la piattaforma aerea di un macchinario dell’impianto di smistamento dei rifiuti industriali (cartoni, legname e plastica provenienti da scarti di fabbrica) e due nastri di trasmissione dell’impianto di selezione automatica della plastica. L’impianto è sotto sequestro e di fatto, con i sigilli posti dai magistrati, è stato aperto un fascicolo in Procura.

Le fiamme e il fumo non hanno creato problemi ambientali, maresta la pesante incognita su quale possa essere la causa scatenante. Molto domande sul tappeto: il custode se ne era andato via alle 5.30 e l’incendio si è sprigionato verso le 7.30. Inoltre, da fonti non ufficiali, i vigili del fuoco avrebbero scoperto tre punti diversi di innesco, elemento che, se fosse accertato con sicurezza, manderebbe in soffitta ogni ipotesi di autocombustione. «Non è stato trovato nulla — dice Paina riferendosi ai sopralluoghi effettuati dalle forze dell’ordine per capire la dinamica dei fatti —.Resta il fatto che ora le istituzioni dovranno approfondire».

Quando sarà riaperto l’impianto? «Non so. Ora il mio pensiero corre ai 60 dipendenti che lavorano qui. Significa sessanta famiglie che costrette stare a casa». Ieri c’era il conseueto andirivieni di camion carichi di spazzatura, ma oltre allo stoccaggio del pattume nel piazzale non era consentita nessuna altra operazione: l’impianto, oltre che sotto sequestro, è pure fuori uso. Solo una manciata di addetti hanno valicato il cancello ieri.

«Abbiamo fatto operazioni di pulizia — ha detto uno straniero uscito alle 10 insieme ad altre tre persone —. Siamo preoccupati. Speriamo riaprano presto». «Non voglio parlare di incendio doloso, anche se vi sono i presupposti perché sia classificato come tale — ha spiegato il sindaco Flavio Parmesani —. Sul tavolo vi sono un paio di ipotesi. Comunque non si ancora cosa sia successo. Io do tempo alle indagini. Ma la guardia rimane alta sulla questione dei rifiuti. Noi abbiamo una gestione mista pubblico privato per la raccolta dei rifiuti e siamo sicuri e garantiti».

Ma l’ultimo rogo si è scatenato ieri pomeriggio, in via Luther King a Lodi Vecchio: a prendere fuoco e ad impegnare per un’ora e mezza i vigili del fuoco è stato un container di una piazzola ecologica. Anche qui il dolo resta più che un’ipotesi sullo sfondo.