Boffalora D'Adda, 26 novembre 2010 - Ci sono volute quattro ore di lavoro per spegnere l’incendio scoppiato la scorsa notte in un capannone dell’impianto di compostaggio Fergeo di Boffalora d’Adda, che ha richiesto l’invio di ben quattro mezzi dei vigili del fuoco. A prendere fuoco, secondo le prime informazioni, sarebbe stato un macchinario per il trattamento del compost che avrebbe poi trasmesso il fuoco alla tensostruttura e alla plastica intorno. Per ora non si esclude l’ipotesi dolosa, non smentita nemmeno dalla Procura di Lodi che comunque per esprimere certezze aspetta la relazione tecnica dei vigili del fuoco.

Un secco «no comment» arriva dall’amministratore della Fergeo, Giancarlo Paina, imprenditore già finito al centro di inchieste della magistratura lodigiana per presunte irregolarità nella gestione dei rifiuti compiute dalla ditta Pantaeco (di cui è pure amministratore) nella discarica di Coste Fornaci, nella Bassa Lodigiana.

Il rogo di mercoledì sera arriva dopo una serie di precedenti che hanno colpito incendi legati a impianti di lavorazione dei rifiuti nel Lodigiano. «Ci sarà da osservare tutto con attenzione — fanno sapere dal Palazzo di giustizia —. Non sappiamo se tutti gli episodi possano essere collegati tra loro. Potrebbe essere una guerra tra imprenditori o qualsiasi altra cosa. Per ora dall’ingegner Paina non è giunta alcuna denuncia in merito a minacce o tentativi di estorsione di qualsiasi genere».

A Boffalora d’Adda ieri mattina non c’era molta voglia di parlare dell’incendio, anche se molti non sembrano essere dispiaciuti. Anzi i più, come un ristoratore del posto che non ha voluto rilasciare le sue generalità, commentano: «Se sapessi chi è stato a dare fuoco gli stringerei la mano e magari gli darei pure un premio. Le parole non hanno portato a nulla negli anni e la situazione è sempre rimasta la stessa. Noi cittadini costretti a sopportare e respirare un tanfo pazzesco che d’estate ci costringeva a barricarci in casa perché per la puzza non si riusciva nemmeno a stare in giro».

Nessuno ha sospetti su chi possa essere stato l’incendiario (pista più probabile), ma Filippo Segradin, unico cittadino che ha parlato dando nome e cognome, spiega: «Il fastidio che provoca l’impianto, soprattutto d’estate, è evidente. L’odore che avvolge il paese è davvero nauseabondo. Molti si sono lamentati negli anni di questa situazione. Però non ho mai visto teste calde in paese, ma neanche cortei o manifestazioni contro la Fergeo. Qua vive gente tranquilla».

Sul fatto che si tratti di un incendio doloso, tutti i residenti sono concordi. «Strana coincidenza, tutte cose molto strane», fanno sapere gli investigatori. Negli scorsi mesi nel lodigiano erano stati vari gli episodi simili che avevano coinvolto altri siti del territorio: l’ultimo appena un mese e mezzo fa, in cui è finito carbonizzato un mezzo della ditta Pulieco, a Ospedaletto Lodigiano. Una serie troppo lunga che non manca di aprire scenari foschi sul territorio, recentemente al centro di polemiche per le possibili infiltrazioni mafiose. Il business è ghiotto, e la miscela di rifiuti e denaro può facilmente diventare esplosiva.