Castelnuovo Bocca D'Adda, 20 ottobre 2010 - Ok nucleare, ma disco verde anche tutte le energie alternative, dal fotovoltaico al biogas: il sindaco di Castelnuovo Bocca D’Adda, Fabrizio Lucchini, comunità a stretto contatto con la centrale nucleare accasata a Caorso sulla sponda emiliana del Po, lascia aperte tutte le prospettive. «L’aumento del fabbisogno energetico è sotto gli occhi di tutti — premette — però se pensiamo di ricorrere al nucleare per soddisfare i fabbisogni delle famiglie e quelle della produttività in tutti i comparti, dobbiamo ottenere a priori tutte le garanzie. Deve essere una energia sicura, senza dare patemi d’animo né apprensioni. Nel frattempo, almeno per quanto riguarda il mio Comune, sono pronto a dare via libera a tutte le altre iniziative sul versante del l’energia solare e di quella verde». Castelnuovo si trova a meno di un chilometro in linea d’aria dall’impianto nucleare di Carso oggi in fase di dismissione. La gente ha spesso mostrato diffidenza nel rapporto ravvicinato con il reattore nucleare “Arturo”.
 

Le apprensioni si sono acuite per alcuni - pur modesti incidenti di percorso durante il periodo di esercizio – e sono arrivate al top dopo il disastro di Cernobyl. «Il ministro Paolo Romani sta correndo troppo», afferma invece il sindaco di Caorso Fabio Callori (foto al centro). «Posso anche comprendere il suo desiderio di sganciare l’Italia dalla crescente dipendenza energetica dagli altri Paesi. Condivido anche le affermazioni che riguardano la Lombardia come regione ad alto fabbisogno energetico, però oggi come oggi non spetta a lui assumere decisioni. Le competenze vengono affidate alla Agenzia Nucleare. Prima di qualsiasi decisione dovranno essere svolte verifiche a tutto campo e con tutte le realtà locali. E tutto deve procedere su un percorso a maglie strettissime (verifiche di idoneità, coinvolgimento delle realtà locali, informazioni capillari e senza reticenze). Per quanto riguarda Caorso — conclude il primo cittadino — almeno per ora non si ipotizza alcun ritorno di fiamma. Noi pensiamo esclusivamente a bonificare l’area e a riprendere una vita normale».

Il ricorso all’energia nucleare trova sostanzialmente d’accordo anche il sindaco di Meleti, Emanuele Stefanoni. «Purché si impieghino tecnologie d’avanguardia e tutto venga sottoposto a controlli capillari», sostiene il primo cittadino di una comunità di 600 anime che pure ha vissuto da vicino l’esperienza di Caorso ( Meleti sta a meno di 2 chilometri in linea d’aria). Antinuclearista convinto, invece, il sindaco di San Fiorano Antonio Mariani: «La sola energia che voglio è quella del sole — dice —. Dal 2008 la mia missione è quella di installare pannelli fotovoltaici nell’ex base Nato per ottenere 8 milioni e mezzo di chilowatt ogni anno».