Il colosso Usa Morgan Stanley punta sul gas sotterraneo lodigiano

Cornegliano Laudense, pioggia di dollari su ItalGas Storage

Il presidente del Comitato Ambiente e Salute nel Lodigiano

Il presidente del Comitato Ambiente e Salute nel Lodigiano

Cornegliano Laudense, 28 agosto 2015 - Pioggia di dollari per la realizzazione dell’impianto per lo stoccaggio di gas naturale da 2,2 miliardi di metri cubi a Cornegliano Laudense. La banca d’affari statunitense Morgan Stanley, un gigante della finanza mondiale, investe in ItalGas Storage attraverso la società Sandstone Holding. Ed è il chiaro segnale che il maxi progetto per la realizzazione a Cornegliano Laudense, a una manciata di chilometri da Lodi sulle ‘ceneri’ del giacimento abbandonato nel 1996, del più grande impianto per lo stoccaggio di gas naturale in Italia, procede ora a passi spediti dopo un apparente periodo di stallo. Il progetto di Cornegliano, che ha un valore di circa 1,2 miliardi, dovrebbe essere realizzato attraverso un project finance. Il nuovo ingresso di capitale è stato preventivamente autorizzato dal Governo. Il via libera del Consiglio dei ministri, dello scorso 6 agosto, risultava essere l‘ultima condizione necessaria a chiudere l‘operazione, dopo la riorganizzazione societaria di ItalGas Storage e la definizione degli accordi con gli istituti creditori. La notizia è trapelata solo nella mattinata di ieri. Grande la preoccupazione da parte dei rappresentanti del comitato Ambiente e salute nel Lodigiano, dal 2012 in prima linea contro l’arrivo delle trivelle.

«Purtroppo le nostre previsioni si sono avverate - spiega Roberto Biagini, presidente del Comitato -. L‘impianto per lo stoccaggio di gas naturale è un affare capace di attirare imprenditori da tutto il mondo, come Morgan Stanley. Sono quattro anni che continuiamo a chiedere un intervento deciso della politica locale. Nessuno ha mai preso un impegno con i cittadini. Il rischio che il deposito venga davvero realizzato è sempre più grande». Gli studi della commissione Ichese, istituita dopo i terremoti del 2012 in Emilia, le nuove linee guida ministeriali per le attività di estrazione e iniezione di gas nel sottosuolo, le continue proroghe richieste dalla società concessionaria per l‘avvio dei cantieri e la delibera di Regione Lombardia del 19 dicembre 2014, che ha negato la sovrappressione dell‘impianto di stoccaggio gas di Sergnano, nel Cremonese, sembravano aver dato ragione ai «No gas». Per questo, a fine 2014, è stato presentato dal comitato Ambiente e salute nel Lodigiano un esposto alla Procura di Lodi. Un fascicolo di 31 pagine in cui si segnalano irregolarità sulla sicurezza; almeno dodici violazioni di legge, dieci comunitarie e due italiane. «Aspettiamo di avere notizie dalla Procura - prosegue Biagini -. Sappiamo che le indagini sono ancora in corso. La documentazione che abbiamo presentato dovrebbe bastare per riuscire a bloccare la realizzazione della centrale». I lavori del maxi impianto di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, assegnati alla società ItalGas Storage nel 2002, attualmente sono fermi . L‘opera autorizzata a Cornegliano Laudense dovrebbe estendersi di 24 chilometri quadrati nel sottosuolo dell‘ex giacimento Eni fino a raggiungere anche Lodi Vecchio, Borgo San Giovanni, Pieve Fissiraga, Lodi e Massalengo. «Il progetto metterà a serio rischio l‘incolumità dei lodigiani» chiude Biagini.