Cianuro sversato in rogge e fiumi, moria di pesci: sequestrato capannone industriale

Una morìa di pesci aveva fatto scattare l'allarme a Massalengo. Dopo mesi di sopralluoghi, sembra essere stata identificata la causa dell'inquinamento

Inquinamento idrico (Tosatti)

Inquinamento idrico (Tosatti)

Massalengo, 29 luglio 2014 - All'inizio del 2014 il colatore Muzza, che nasce in località Tripoli nel territorio di Massalengo e sfocia nel fiume Adda, nel comune di Castiglione d’Adda, è stato colpito da importanti e ripetuti fenomeni di inquinamento idrico, i quali hanno provocato gravi episodi di morìa di pesci e un grave inquinamento delle acque. La fauna ittica ormai morta, al tempo è stata sequestrata dagli agenti della Polizia provinciale e le “spoglie” inviate all’Università degli Studi di Milano, ai laboratori della sezione di Tossicologia forense. Da allora il Comando del Corpo di Polizia Provinciale di Lodi ha disposto l’intensificazione dei controlli, per individuare le cause degli sversamenti. La sospetta provenienza era stata individuata nella zona industriale di Massalengo.Le indagini sono andate avanti in tutti questi mesi, fino alla svolta arrivata ieri: gli agenti sono infatti riusciti a individuare con certezza la fonte di inquinamento, che sarebbe un capannone in cui si svolge attività di trattamento dei metalli. Da gennaio a oggi, nello stabilimento sono stati fatti vari sopralluoghi, i quali alla fine hanno portato alla scoperta, tra un dedalo di tubazioni sotterranee di scarico, di molteplici scarichi abusivi di sostanze classificate pericolose e altamente inquinanti, privi di autorizzazione. Così la polizia provinciale ha fatto denuncia alla Procura di Lodi, con contestuale deferimento ai magistrati dei legali rappresentanti dell’impresa. Preso atto che i referti trasmessi dall’Università degli Studi di Milano hanno messo in luce un’elevata concentrazione di cianuri all’interno dei pesci sequestrati, riconducibile quindi all’attività di trattamento dei metalli, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dalla Sezione Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lodi, per impedire, da parte dell’impresa, l’utilizzo reiterato delle tubazioni abusive di scarico, al fine di scaricare illecitamente (e senza le sospese del trattamento per simili rifiuti) le acque reflue industriali. Il personale del Corpo di Polizia Provinciale di Lodi, coordinato da Michele Borella, ufficiale responsabile del Nucleo ambientale, ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo del sito industriale, mettendo i sigilli alle tubazioni di scarico abusive e chiudendo parte dei capannoni dell’impresa. Le indagini hanno fatto emergere presunte ripetute violazioni a più norme contenute del testo unico ambientale (Decreto legislativo numero 152/2006) e del codice penale.