Mercoledì 24 Aprile 2024

Morta a 7 anni in ospedale a Lodi. "Adesso giustizia per Chiara"

Mentre la famiglia della piccola spera che la giustizia dia un po' di sollievo, la difesa dei quattro medici si prepara a dare battaglia studiando le carte di Paola Arensi

DRAMMA Chiara Colombo, aveva 7 anni

DRAMMA Chiara Colombo, aveva 7 anni

San Colombano al Lambro, 19 dicembre 2014 - Chiara desiderava sempre che gli altri avessero ciò che desideravano. E ora la sua famiglia lotta affinché sia fatta giustizia. «Una giustizia libera da condizionamenti politici ed economici e soprattutto da interessi di assicurazioni, un risultato che onori il suo ricordo» è quanto auspica Elena Cesari, mamma della piccola di San Colombano che si è spenta il 27 gennaio 2011 all’ospedale di Lodi. Chiara era afflitta dalla sindrome del vomito ciclico (Sicvo), una patologia che riguarda meno di 80 soggetti in tutta Italia e di cui aveva sofferto, curata altre volte, anche all’estero. La famiglia sostiene che, dopo il ricovero per un forte mal di pancia e forti attacchi di vomito, non sia stato fatto il possibile per scongiurare la sua morte, avvenuta 30 ore di distanza. Questo nonostante gli stessi genitori, come hanno riferito da sempre, abbiano indicato al personale del Maggiore di Lodi il medico specialista di Brescia che avrebbe potuto consigliare la terapia migliore. La vicenda a gennaio si era conclusa con il non luogo a procedere. Ma ora quattro medici su otto indagati per omicidio colposo, cioè i pediatri, potrebbero essere richiamati in causa perché la Cassazione ha riaperto il caso e un nuovo giudice dell’udienza preliminare di Lodi dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio. Saranno riviste le perizie e l’incidente probatorio e ricelebrata nuovamente l’udienza preliminare.

Antonio Uggè, l’avvocato di uno dei medici, ieri ha spiegato «per il momento non posso commentare nulla dato che non ho ancora visto le motivazioni del provvedimento». Non è invece stato possibile rintracciare Ennio Ercoli, avvocato degli altri tre dottori. «Tutti siamo rimasti increduli quando il gup, a gennaio, ha archiviato il caso e ora chi conosceva Chiara si augura una giustizia libera – aggiunge la mamma che in questi giorni ha guardato l’ultima letterina per Santa Lucia della figlia («aveva chiesto un giubbotto per il suo cagnolino Max»). I ricordi della piccola, che praticava equitazione e ballo classico, affiorano vivi e dolorosi «avevamo viaggiato spesso per lavoro e Chiara era unitissima a suo fratello, che ora resta la nostra ragione di vita. Questo Natale non so cosa daremmo per rivederli insieme. Era la sua festa preferita e poi subito ci chiedeva quando arrivava la primavera» conclude la mamma.