2009-07-19
di ALESSANDRA ZANARDI
— MELEGNANO —
NON vogliono essere chiamati vigilantes perché non possiedono divisa né pistola, ma solo l’arma del dialogo per convincere gli adolescenti ad adottare comportamenti civili. Vate Buni, albanese di 36 anni, i senegalesi Dame Diagne e Laye Thiam, di 34 e 32 anni, e il cubano Pedro Armonia, classe 1979, sono i quattro «angeli custodi» della piscina di Melegnano, giovani extracomunitari con regolare permesso di soggiorno, che per tutta l’estate garantiranno un servizio di accoglienza e cortesia nell’impianto comunale di piazza Bianchi.

L’INIZIATIVA, presentata ufficialmente ieri pomeriggio, è scaturita dall’accordo tra i gestori del centro natatorio e l’Acs di Caselle Lurani, la società di servizi nata su impulso dell’Osservatorio di Milano per favorire l’integrazione. «Da qualche tempo gruppi di ragazzini disturbano la permanenza dei bagnanti facendo schiamazzi, rifiutando d’indossare la cuffia e giocando a palla tra la gente stesa al sole - spiega il responsabile della piscina, Matteo Rossini -. Da qui l’esigenza di un servizio di accoglienza, che agisca anche da deterrente verso i comportamenti poco civili. Non vogliamo fare repressione, ma spingere tutti gli utenti a rispettare il regolamento». «Il nostro mezzo operativo? La comunicazione», dichiara Vate Buni, che vive in Italia dal 1995, dopo aver lasciato un Paese difficile, travagliato dalla recente guerra civile. È lui che ha fondato l’Acs di Caselle Lurani in collaborazione con il presidente dell’Osservatorio Massimo Todisco ed è lui che coordina le attività in piscina. «Con chi si diverte a creare disordine noi parliamo, ci confrontiamo e proviamo a inventare qualche attività costruttiva, come una gara di nuoto». Per i giovani stranieri il servizio a bordo vasca è un’occasione di ritrovo e socialità, oltre che un vero e proprio lavoro. «Così si conoscono altri ragazzi, e anche ragazze», ironizza Dame Diagne, che ha ottenuto il permesso di soggiorno occupandosi proprio di sicurezza e accoglienza.

«VIVO in Italia da otto anni e per parecchio tempo ho lavorato nei supermercati - ricorda -. Adesso ho trovato la professione che fa per me perché mi permette di stare tra la gente». Dell’Acs fanno parte, in tutto, 30 giovani delle più disparate provenienze geografiche. Tra di loro ci sono siriani, maghrebini, serbi, russi e persone originarie dell’Africa nera. «In questa nostra società multietnica portano un segnale di pace, non hanno fretta, ci insegnano a non essere schiavi del tempo e che il dialogo è il sale della vita», è il commento di Massimo Todisco. «Gli stranieri che accolgono e fanno sentire a proprio agio gli italiani: è un concetto nuovo, un po’ rivoluzionario, con il quale si vuole scardinare lo stereotipo dell’extracomunitario che delinque, non si integra ed è capace solo di cattive azioni. Certamente c’è anche chi delinque, ma bisogna saper separare la farina dalla crusca».