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di CARLOTTA MORGANA
— LODI —
SOBRIETÀ come antidoto alla lussuria. O, meglio, a quel vizio che in questi tempi da bere ha poco a che fare con il peccato di biblica memoria, ma che piuttosto è una sorta di quintessenza del trash quotidiano a cui tutti ci siamo assuefatti. Il parallelo, lussuria-sobrietà, sarebbe piaciuto certamente a Carlo Rivolta, l’intellettuale-attore-regista scomparso un anno fa nel pieno della sua generosa maturità, straordinario interprete di un monologo di Peppino Patroni Griffi, «La morte della bellezza», dove la vicenda di due giovani innamorati e lussuriosi si intrecciava tragicamente a quella della Napoli del 1943. A Rivolta, infatti, è dedicata l’ultima edizione dei «Sette peccati capitali» («come segno di riconoscenza e amicizia»), il festival organizzato dall’assessorato alla Cultura di Lodi, retto da Andrea Ferrari, il cui sipario si è alzato ieri sera con l’intervento del filosofo Giulio Giorello.
Assessore Ferrari, alla fine avete dovuto occuparvi anche di lussuria. Solo un caso che il vizio più imbarazzante sia stato messo in scaletta per ultimo?
«Assolutamente sì. Il gruppo di lavoro che si è occupato dell’organizzazione ha pianificato i peccati, senza alcuna discriminazione».
Ma parlare di sesso, anche se «oltre i limiti», non è ormai un cliché già super collaudato?
«Dipende da come si affronta il problema. Noi abbiamo scelto di offrire, con una serie di incontri e “laboratori”, le diverse chiavi interpretative degli eccessi e di prospettare gli eventuali antidoti».
Cioè?
«Nel dominio imperante della tivù spazzatura si può anche percorrere un’altra strada».
Quale?
«Ad esempio quella della sobrietà. Non a caso incontreremo anche il gruppo Abele di Torino che si occupa appunto di disintossicazione dagli eccessi».
Quindi non solo da quelli sessuali.
«Certamente. Ma da tutti quei comportamenti esagerati e compulsivi che ci condizionano e, di conseguenza, imbarbariscono la società».
La lussuria mette definitivamente la parola fine sui festival targati Lodi?
«Niente affatto. L’ottimo risultato di questo ciclo, che ci ha catapultato con nostro piacere sulla ribalta della cultura nazionale, è un biglietto da visita con cui ripresentarci l’anno prossimo».
Con quale festival?
«Ci stiamo pensando, sarà una bella sorpresa. Qualcosa di assolutamente unico che ci smarchi dai tanti piccoli e grandi appuntamenti cultural-letterari-filosofici di cui ormai è infarcita l’Italia. Ma adesso godiamoci questi giorni di «Lussuria!».