2008-07-08
di LAURA DE BENEDETTI
— LODI —
FORSE I CONTINUI rinvii e il rincorrersi di voci, se non dei veri e propri tentativi di depistaggio, hanno contribuito a far nascere l’illazione che vorrebbe Parmalat decisa a vendere in modo separatolo stabilimento produttivo ex Polenghi e l’area esterna già dedicata dal Comune agli insediamenti produttivi, in località San Grato. Ma fonti non ufficiali, eppure molto vicine all’azienda parmense, smentiscono questa ipotesi che aveva già allarmato i tre potenziali acquirenti. Tutti pronti a giurare di voler salvare i 95 posti di lavoro e rilanciare la vendita di mascarpone, mozzarelle e ricotta. Ma in realtà non disposti ad acquistare uno stabilimento le cui perdite annue sono stimate sui 5 milioni di euro, senza avere la contropartita della grande area immobiliare sulla via Emilia, inclusa nella trattativa.

DOPO I NEGOZIATI riservati avviati ma non conclusi con la cordata di cui fanno parte Pierangelo Dorini e Antonio Manieri, che vorrebbe fare di Lodi non solo un centro di produzione casearia, grazie alla collaborazione con Ionica Latte, ma anche di stoccaggio e vendita di prodotti ortofrutticoli pugliesi con un polo logistico, ormai da settimane sono tornati in gioco il gruppo israeliano guidato da Alexander Eldea e la cordata italiana Kom-Allegrino. Quest’ultima è la sola che, oltre un anno fa, presentò un progetto industriale, chiamato Nuova Polenghi, che prevedeva il rilancio del comparto e la nascita di una Polenghi Servizi per sostenere l’avvio, con teleriscaldamento e altri impianti tecnologici, dell’area produttiva. Se la Kom ora lamenta la mancanza di chiarezza da parte di Parmalat, la multinazionale parmense - da quanto si apprende “nei corridoi” - non ha fretta di vendere e vuole precise garanzie. Non vuole svendere né fare «spezzatini». Una politica portata avanti da Enrico Bondi, a.d. di Parmalat, per tutte le vendite dei comparti fuori dal core-business della ditta. I tempi lunghi sembrano dovuti proprio alla verifica della situazione economica dei pretendenti. «Forse il compratore israeliano non ha i soldi da mettere sul tavolo e per questo va in giro dicendo di star trattando con Mediobanca, advisor di Parmalat, quasi a sottintendere di essere un gradino sopra gli altri», afferma una gola profonda da Parmalat.