Lodi, prove dal tribunale indifeso: passi con il coltello e l’allarme tace

Dopo l’irruzione di una donna di 38 anni che voleva uccidere un pm, prefetto e procuratore testano i sistemi di sicurezza. Ed è scontro tra Comune e procura

Le prove sotto lo scanner

Le prove sotto lo scanner

Lodi, 28 maggio 2015 - Oltre allo scanner a raggi X guasto da sei mesi, anche il metal detector del Palazzo di Giustizia di Lodi non funziona a dovere. È quanto è emerso ieri, a distanza di 24 ore da quando Rosamaria Capasso, 38enne, originaria del Napoletano ma residente a Lodi, è riuscita ad entrare con una lama da 32 centimetri con l’intenzione di uccidere il pm Alessia Menegazzo. La conferma del malfunzionamento anche del metal detector è arrivata ieri dal procuratore capo di Lodi, Vincenzo Russo. Già martedì sera, un altro pm di Lodi, Sara Mantovani, e poi, ieri mattina il prefetto Antonio Corona e il presidente del Tribunale Ambrogio Ceron, sono passati più volte sotto il metal detector con in borsa il coltello da 32 centimetri sequestrato alla donna, senza che l’apparecchio rilevasse nulla.

Non ha innescato l’allarme neppure la pistola semiautomatica di una guardia giurata. "In questo palazzo esiste un problema di sicurezza sia per il personale che per l’utenza - ha ribadito duramente ancora ieri il procuratore Russo -. Mi ribello alle rimostranze del Comune di Lodi, cui compete la manutenzione. Abbiamo sempre segnalato il problema. Ci sono lettere ufficiali. Anche il sistema di videosorveglianza non funziona". A stretto giro di posta la replica del sindaco Uggetti: "Sapevamo solo del problema dello scanner e del sistema di registrazione di tre delle oltre 80 telecamere. Lo scorso 5 maggio abbiamo acquisito il preventivo di spesa e proprio oggi abbiamo saputo che i lavori di riparazione partiranno entro domani mattina (stamattina per chi legge, ndr). Il problema della taratura delle strumentazioni, non può essere addebitato al Comune, che già paga le guardie giurate oltre 150mila euro all’anno".

Su quanto accaduto interviene anche il vicesegretario Pd ed ex sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini. "Esprimo solidarietà alle vittime dell’aggressione – afferma – e preoccupazione per la sicurezza degli uffici pubblici, di cui non è semplice garantire l’invulnerabilità. A Lodi il problema è sempre stato all’attenzione dell’Amministrazione che ha collaborato con le altre istituzioni. Il Palazzo è una struttura complessa, che richiede cure costanti e che una legge del 1941 pone in capo ai Comuni. Governo e Parlamento però hanno ora risolto: la Legge di Stabilità 2015 stabilisce infatti che dal 1 settembre i Comuni verranno sgravati da queste spese che saranno direttamente a carico del Ministero della Giustizia. E’ una “partita” che a livello nazionale vale circa 300 milioni di euro all’anno. È poi notizia recente la firma di un decreto ministeriale che dispone il versamento ai Comuni di circa 58,5 milioni di euro per le spese sostenute nel 2013".

Intanto funzionari e cancellieri della procura e del tribunale, riuniti in assemblea, hanno sottoscritto un documento da presentare al ministro per chiedere "un minimo di sicurezza nel palazzo di Giustizia". La 38enne invece rimane in stato di arresto, piantonata all’ospedale di Codogno, in attesa di essere interrogata dal gip Isabella Ciriaco (oggi alle 12, ndr) nell’udienza di convalida. Deve rispondere di violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, lesioni e porto di oggetti atti a offendere.