LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' Corruzione e Autonomia, Italia sotto la lente

"Corruzione a norma di legge”. Sembra un ossimoro, una contraddizione insostenibile. È invece il titolo, pertinente, d’un libro di Giorgio Barbieri e Francesco Giavazzi, dedicato a denunciare “la lobby delle grandi opere che affonda l’Italia"

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Milano, 26 luglio 2014 “Corruzione a norma di legge”. Sembra un ossimoro, una contraddizione insostenibile. È invece il titolo, pertinente, d’un libro di Giorgio Barbieri e Francesco Giavazzi, dedicato a denunciare “la lobby delle grandi opere che affonda l’Italia”. Edito da Rizzoli, il saggio ruota attorno alle vicende del Mose, il costosissimo sistema di paratie mobili per proteggere Venezia dall’acqua alta. Capolavoro dell’ingegneria italiana e della qualità realizzativa hi-tech delle sue imprese, secondo una propaganda che affonda le radici negli anni Ottanta. Esempio, piuttosto, di uno scandalo intessuto di sprechi di denaro pubblico, lavori a rilento, tangenti, controllori distratti, pubblici amministratori fin troppo sensibili a soldi e favori.

Il punto centrale del libro non riguarda però i corrotti. Quanto piuttosto (ed è più grave) l’impasto di cattiva politica, imprenditoria rapace e regole scadenti, che inquina il mondo dei lavori pubblici in Italia e di cui il Mose è uno dei casi più vistosi. Sino al paradosso di leggi fatte apposta per agevolare la corruzione, facilitare il tornaconto privato di impresari e politicanti. Pessimo ritratto italiano. Di cui è protagonista anche la potentissima e sinora irriformabile casta della burocrazia. “Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli”, scrive Gian Antonio Stella, intitolando con l’ironico gioco di parole un’efficace inchiesta, pubblicata da Feltrinelli, “sulle regole, i meccanismi, gli uomini, i deliri, gli sprechi e i privilegi d’un mondo a parte che non vuole cambiare e pesa sul Paese per almeno 70 miliardi di euro”. Un mondo oscuro, protetto anche da un linguaggio che usa termini come “attergare”, “elasso”, “cerziorare”, “effetti letterecci” che suonano ridicoli e irritanti all’orecchio delle persone comuni, ma che fanno parte di un codice voluto da poteri ostili alla trasparenza, all’efficienza, al buon governo (se ne possono avere altre testimonianze in “Nomenklatura – Chi comanda davvero in Italia”, di Roberto Mania e Marco Panara, edito da Laterza e dedicato ai superburocrati del Consiglio di Stato, dei Tar e dei ministeri che pesano più dei politici e ne rallentano le riforme). 

C’è un nesso tra eccessi burocratici, corruzione, squilibrio dei conti pubblici, mancato sviluppo italiano, tra il degrado della macchina amministrativa e la crisi della politica. Di cui ci sono tracce acute in “Vent’anni dopo – La parabola del berlusconismo”, di Piero Ignazi, per Il Mulino, critico sul fallimento “dei progetti di costruzione d’un partito liberal-conservatore, della modernizzazione del Paese e della rivoluzione liberale”. E di cui può far da metafora anche il dissesto d’una Regione speciale, la Sicilia. Cui Pietrangelo Buttafuoco dedica un pamphlet tagliente e controverso, “Buttanissima Sicilia”, pubblicato da Bompiani. L’Autonomia, speranza di riscatto, s’è ridotta a una “fogna del potere”, il bilancio regionale è da fallimento, l’intreccio tra corruzione, sprechi e povertà è oramai tremendo. Una pessima “opera dei pupi” in cui giocano negativamente anche “la mafia e la mafia dell’antimafia”, criminalità e retorica. Nel mirino di Buttafuoco, i due ultimi “governatori”, Lombardo e Crocetta, tanto da fargli scrivere che “dall’Autonomia a Crocetta, tutta una rovina”. Senza salvezza? Intanto, resta l’ironia…