Milano, 15 novembre 2014 - L’occhio, l’orecchio, la bocca, la mano. Ovvero lo sguardo dell’osservatore curioso, l’ascolto della musica, il gusto del buon vino, l’abilità del creatore di moda. La sapienza dei sensi e l’intelligenza del pensiero critico, insomma. “Il portinaio del diavolo» - Occhiali e altre inquietudini, scrive Salvatore Silvano Nigro, partendo da una pagina di “Todo modo” di Leonardo Sciascia dedicata a Spinoza (fabbricante di occhiali, appunto, per procurarsi da vivere, perché la filosofia, già allora, non garantiva un gran pane...) e rielaborando in volume, per Bompiani, le lezioni sulla letteratura tenute tra Yale e l’Indiana University. “Uno sguardo penetrante” sulle parole e i personaggi, sulla scia dei desideri di Boccaccio. E tutto un girovagare tra quadri e libri, per cercare di uscire da “un ingorgo narrativo” e ricostruire, con solida competenza critica e una buona dose di ironia, passioni e tentazioni, letterarie e no. Per finire, in bellezza, tra Dostoevskij e Gide: altro che il diavolo... Gioca con le parole anche Erri De Luca, in “La musica provata”, Feltrinelli. E aggiunge le note, raccontando che “’O sole mio” parlava di un’alba sul Mar Nero, ricordando i “Racconti di Odessa” scritti da Babel’ e divagando da Gor’kij a Elvis Presley che trasforma “’O sole mio” in un successo internazionale con il titolo “It’s now or never”. “Il violino è leggero, buono da viaggio, da zingari, da esilio e da elemosina”, nota poi, alludendo a Chagall. E continua tra melodie napoletane e giamaicane, canzoni partigiane e canti di lavoro (“Sui cantieri all’aperto, sotto i neon di officine, in qualunque clima il corpo reagiva alla fatica con una risposta musicale”), musiche dei Beatles e altro rock, ma “con Dylan non si ballava, si stava in mezzo a una strada”. Memorie in cerca di condivisione, perché “come una partitura spetta a chi la suona, così il libro è del lettore, affidato alla sua irripetibile esecuzione”. C’è sapore di mondo, nella musica. Ma anche gusto delle radici: “Sono uno del Mediterraneo, che non è né Sud né Nord, né Oriente né Occidente. È il ventre liquido tra Asia, Africa e Europa. Chi è nato su un suo bordo ha nel sangue un arcipelago di popoli. Abbiamo ricevuto dal Mediterraneo le voci della civiltà, vocabolari, arti, ingegnerie, alimenti, bevande, religioni, idrauliche, legislature e modi di scrutare l’orizzonte delle stelle”. Poeticamente, “qui sono piovute le musiche, ognuna stava in grembo a qualche nuvola. Ogni canzone è stata prima scroscio e le sue note gocce”. Cantare. E, perché no? Bere. Come e cosa? Lo spiega Franco Faggiani in “Guida facile ai piaceri del vino: come si sceglie, si versa, si assaggia, si abbina...”, edito da Endemunde. Anche qui, con una nota poetica, da Pablo Neruda: “Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino”. E le mani? Disegnano e fabbricano. Lo racconta Ennio Capasa, gran nome della moda (fondatore di Costume National), in “Un mondo nuovo”, Bompiani: il ricordo delle origini in Puglia e poi la formazione in Giappone, la ricerca di equilibri di stile e materiali alla scuola di Yohji Yamamoto e i percorsi di successo sulle strade del mondo, i rapporti con gli artisti (da Marina Abramovic a David Bowie e Patty Smith), la sapienza della manifattura come buona cultura. Cercare. E andare: “Il tempo di partire è un sentimento che si manifesta in noi nel desiderio di cambiamento, nella necessità di provare nuovi stimoli”. Il viaggio, no? è anche uno sguardo, una parola, una musica.
CronacaLIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' Musica, vino e moda per il piacere dei sensi