Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli operai aggrappati alla Tosi: fiato sospeso sino all’ultimo giorno

Restano poche settimane per salvare l’azienda dal fallimento di Cristiana Mariani

LAVORO Negli anni Sessanta la Franco Tosi arrivò ad avere quasi 6.000 dipendenti. Ora sono rimasti circa 400, a rischio(Studiosally)

LAVORO Negli anni Sessanta la Franco Tosi arrivò ad avere quasi 6.000 dipendenti. Ora sono rimasti circa 400, a rischio(Studiosally)

Legnano, 30 dicembre 2014 - «Vero che la Tosi non chiude?». Li riconosci subito i lavoratori della Franco Tosi MeccanicaLi riconosci dagli occhi. Perché loro quando passano in piazza Monumento a Legnano uno sguardo ai cancelli della fabbrica lo lanciano sempre. «La speranza non manca mai - raccontano -, però a questo punto è davvero dura. Il miglior regalo che vorremmo per il 2015? Senza dubbio la riapertura della fabbrica». Loro, a differenza di alcuni politici fin troppo zelanti e poco concreti che troppo spesso hanno speso parole vuote nei confronti della Tosi, ci credono. Perché a Legnano tre parole fanno brillare gli occhi più di altre: Palio, Legnanesi e Tosi.

Difficile trovare famiglie originarie della città che non abbiano legami con la storica fabbrica di turbine. «La Tusi l’era ul pan in vita. Era come una mamma» affermano alcuni pensionati. E i ricordi corrono agli inizi di chi, appena arrivato, si ritrovava in una vera città produttiva. D’altro canto, l’estensione dei capannoni della fabbrica ricorda più o meno quella della Canazza, uno dei quartieri più popolosi di Legnano. «Era bello vedere tutta quella gente che lavorava, non ci si conosceva neanche tutti - ricordano alcuni ex operai -. Quando si entrava qui si sapeva di avere il posto fisso, la Tosi era un’azienda enorme, il lavoro era tanto. Sapevi che qui avresti avuto davvero «il pane in vita». C’era sempre un gran movimento, adesso entrare in questi enormi stabilimenti e trovarli tutti vuoti mette una tristezza infinita. È una stretta al cuore che fa venire il magone».

Da diversi anni, ma ancora di più dall’estate dello scorso anno quando il Tribunale ha dichiarato lo stato di insolvenza e ha investito prima un commissario giudiziale e poi quello straordinario della responsabilità di gestire la Franco Tosi Meccanica fino all’arrivo di una nuova proprietà, sono i dubbi le uniche certezze degli operai. «Ce lo dica lei, le informazioni le danno prima a voi giornalisti e solo dopo a noi operai: cosa succederà alla Tosi? Noi siamo disperati, non vediamo un futuro e quel che è peggio è che non sappiamo niente». Mai come negli ultimi mesi, ovvero da quando la situazione si è fatta più tesa per via della scarsità di società interessate all’acquisizione della storica fabbrica di turbine di Legnano, attorno al destino della Tosi si è creata una cortina di silenzio preoccupante.

«Chi pensa più al futuro? Sappiamo che ancora per qualche mese avremo gli ammortizzatori sociali - commentano alcuni cassintegrati - e poi chi lo sa. In questi anni abbiamo sentito talmente tanti proclami che non crediamo più a niente». In piazza Monumento al lavoro ci sono ancora circa trenta persone. «Senza riscaldamenti però - sottolinea qualcuno -. Le temperature sono quasi più alte fuori che all’interno dei locali. Prospettive? Nessuna. Ogni giorno si sentono ipotesi di interessamento di qualche società o cordata estera. Le ultime in ordine di tempo sono state un’americana e una cinese. Ma nessuna offerta è stata presentata. In queste condizioni si andrà avanti ancora poco».

Un gelo, quello all’interno degli stabilimenti, che è rappresentativo delle speranze dei dipendenti. Il cui cuore e sguardo si scaldano soltanto quando ricordano i racconti sulla grande Franco Tosi di chi li ha preceduti all’interno della fabbrica. E in questo caso davvero l’invidia non sembra essere peccato, ma l’unico sentimento attualmente possibile.

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