Ragazzina rom di 13 anni violentata per tre giorni: sottoposta al rito del "fugii"

Terribile episodio che avrebbe visto protagonisti ad Abbiategrasso una tredicenne e un diciannovenne connazionale di etnia rom: secondo i parenti dei due un rito permesso. I carabinieri però arrestano tutti

La donna ha avuto il coraggio di denunciare l'ex compagno (Foto archivio )

La donna ha avuto il coraggio di denunciare l'ex compagno (Foto archivio )

Abbiategrasso (Milano), 24 maggio 2016 - Un rito antico che permette la violenza carnale sui minori. È quello che avrebbe subìto, stando alle indagini, una bambina di 13 anni (14 compiuti durante il sequestro) di etnia «rom romena» ad opera di un connazionale di 19 anni. La terribile vicenda è cominciata qualche settimana fa ad Abbiategrasso, in un capannone che i rom a volte affittano per organizzare delle feste. È stato in questa occasione che il rom 19enne avrebbe adocchiato la ragazza. Secondo le accuse, l’avrebbe sequestrata con l’aiuto di tre compagni e portata nella propria casa di Sant’Angelo Lodigiano. Qui l’avrebbe tenuta, sempre stando alle indagini condotte dai carabinieri, per tre giorni abusando di lei con la complicità della madre e della zia, che l’avrebbero assecondato per tutto il tempo. All’interno della comunità dei rom rumeni questo rituale iniziatico è detto «Fugii», e prevede la possibilità per un uomo di fare sesso con una ragazzina, mentre la diretta interessata e la famiglia di lei devono accettare la decisione.  Se i genitori della ragazzina fossero stati a conoscenza di quanto stava realmente accadendo è possibile che il velo sulla violenza carnale non sarebbe mai stato tolto. I famigliari della bambina, residente a Milano, infatti, hanno sporto denuncia ai carabinieri non vedendola rincasare dopo la festa, senza sapere che la figlia era rimasta coinvolta nel rito del Fugii. Se l’avessero saputo è possibile che non avrebbero mai avvisato le forze dell’ordine. Dopo tre giorni è infatti stata la stessa famiglia del diciannovenne a telefonare in tutta tranquillità ai genitori della bambina per invitarli ad andare a riprenderla. A quel punto gli inquirenti, coadiuvati dai carabinieri di Abbiategrasso, avevano già avviato le indagini e una volta raggiunto l’appartamento di Sant’Angelo Lodigiano hanno arrestato tutte le persone implicate.

Nella giornata di sabato 21 maggio sono arrivate le ordinanze di custodia cautelare: il 19enne si trova ora nel carcere di Lodi con le accuse di violenza sessuale su minore, reato per cui è prevista una pena fino a 14 anni; sequestro di persona su minore, con una pena dai 7 ai 15 anni; e sottrazione di minore, reato che prevede fino a 4 anni di reclusione. La mamma e la zia del ragazzo, invece, sono state rinchiuse nel carcere di Vigevano, mentre per i tre presunti complici del giovane è arrivato la misura cautelare dell'obbligo di dimora. A rappresentare nel processo cinque dei sei rom coinvolti è l’avvocato Roberto Grittini. Secondo quanto emerso dalle indagini degli inquirenti i genitori della piccola avrebbero interpellato sei «iudici» romeni, cioè sei saggi della comunità rom romena che hanno valutato le modalità nelle quali si sarebbe svolto il rito del Fugii. I sei, stando a quanto emerge dalle indagini, avrebbero dato responso positivo, non trovando colpe nel 19enne. Gli inquirenti hanno intenzione di effettuare indagini specifiche su tutti i personaggi coinvolti nella vicenda.

 

Sulla vicenda si è espresso oggi il consigliere regionale della Lega Pietro Foroni: "Sono rimasto particolarmente colpito dalla vicenda di Sant’Angelo Lodigiano. Un degrado perlopiù avallato dalla famiglia di lui e, probabilmente, in nome di antiche tradizioni, tollerato anche dalla famiglia di lei. Una situazione incredibile, segno di un distacco culturale distante anni luce dai principi di convivenza, di libertà e di rispetto che appartengono all’occidente. Dopo casi come questi non si può più parlare di integrazione, quando mancano anche quei valori fondamentali da cui partire. Questa è una mera involuzione della società, frutto di un’immigrazione incontrollata che sta portando un degrado culturale senza precedenti. A furia di pensare alle unioni civili il Governo non si è reso conto che ad avere bisogno di tutela è la nostra società, che ogni giorno subisce aggressioni verso principi culturali che credevamo definitivamente acquisiti ma che mai come oggi sono in pericolo”.