"Ci dispiace, non ci sono letti in reparto". E la mamma rimane in pronto soccorso

La donna, diabetica, ha trascorso la notte nella sala di osservazione del pronto soccorso. Oltre al danno, la beffa: "Per favore, andate a prendere per la paziente l'insulina che avete a casa"

In corsia (foto d'archivio)

In corsia (foto d'archivio)

Busto Garolfo (Milano), 21 luglio 2014 - La riduzione dei posti letto negli ospedali è la prassi nei mesi estivi, ma quando la si vive sulla propria pelle e ci si sente rispondere per ben due volte che non è possibile ricoverare in reparto  un proprio famigliare un’alzata di sopracciglio è la reazione minima che ci si possa aspettare. È quanto capitato sabato pomeriggio a una famiglia di Busto Garolfo, nell’Alto Milanese.

La mamma, 78 anni, sta male: ha la febbre a 39 ed è semi incosciente. Inoltre ha una serie di patologie, a cominciare dal diabete e dal fegato, che complicano ulteriormente un quadro già compromesso. I figli decidono allora di chiamare il 118. «L’ambulanza ha portato nostra madre prima al Civile di Legnano — raccontano —. E qui ci siamo sentiti dire che il pronto soccorso era saturo. Siamo stati quindi dirottati su quello di Busto Arsizio. Medici e infermieri le hanno subito prestato le prime cure. Su questo nulla da dire. Anzi. Sia i primi sia i secondi sono stati fantastici. Peccato, però, che anche qui ci hanno detto che non c’erano letti disponibili. Stavolta in reparto». E così la donna trascorre la notte nella sala di osservazione del pronto soccorso. Le viene diagnosticato un principio di polmonite. Le fanno una flebo. Ma c’è anche da tenere sotto controllo il diabete. A quel punto un’altra sorpresa: «Ci hanno invitato ad andare a prendere l’insulina che avevamo a casa». La situazione intanto migliora. La febbre scende. La mamma sta meglio. Ma il letto in reparto, quello no. Arriva domenica sera e ancora non c’è. «Professionalità e gentilezza dei camici bianchi mi hanno commosso. Ma mi chiedo se sia concepibile che in Lombardia, a luglio, un malato non trovi in due ospedali limitrofi un letto».