"Voglio vedere i miei figli". Pensionato buscatese ricorre alla corte europea

Cerca i figli che non vede da 40 anni, residenti in Germania, ma nelle istituzioni tedesche trova un “un muro di gomma”, tanto che ha deciso di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’uomo. Questa la storia di Carmine Cristello, classe 1939 di Sara Riboldi

Carmine Cristello (Studiosally)

Carmine Cristello (Studiosally)

Buscate (Milano), 19 dicembre 2014 - Cerca i figli che non vede da 40 anni, residenti in Germania, ma nelle istituzioni tedesche trova un “un muro di gomma”, tanto che ha deciso di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’uomoQuesta la storia di Carmine Cristello, classe 1939, di origini calabresi ma trasferitosi a Buscate da anni. La sua vicenda inizia negli anni Sessanta. «Sono emigrato in Germania per lavorare, lasciando una moglie e miei quattro figli a casa – racconta Carmine –. Ero occupato prevalentemente come operaio nelle ferrovie tedesche». In Germania, Carmine conosce una donna tedesca. «Con lei ho intrapreso una decennale relazione: risiedevamo a Karlsruhe e da questo rapporto sono nati due figli. La nostra condizione ha fatto sì che alla nascita dei due bimbi intervenisse l’assistente sociale. Nonostante li avessimo riconosciuti entrambi, la situazione non ci ha permesso di ottenerne l’assegnazione». I bimbi sono mandati in orfanotrofio. Il papà paga la retta di mantenimento e ha la possibilità di vederli, fino a quando entrambi sono adottati.

Carmine torna in Italia e ne perde ogni traccia. Così decide di mettersi alla ricerca dei figli perduti. Dalle prime informazioni non ufficiali ottenute, risulta che uno dei figli sarebbe stato adottato da un militare della Nato – poi trasferito in Inghilterra – e oggi svolgerebbe la professione di ingegnere aereonautico. L’altro invece sarebbe un architetto, adottato da un professionista tedesco. Carmine fa appello alle istituzioni tedesche per ritrovarli ma non ottiene i risultati sperati.

«Ho sempre ricevuto risposte tardive e vaghe – lamenta – e non ne capisco il motivo. Ormai i miei figli sono grandi. Hanno diritto di conoscere il loro vero padre». Le informazioni sono poche, frammentarie. Carmine si sente privato del diritto di essere padre e legge le risposte delle autorità tedesche - che ripetono che ai loro atti non risulti alcunché che attesti un riconoscimento di paternità – come una sorta di indifferenza. Non solo, ma denuncia le autorità tedesche alla Corte dei Diritti dell’Uomo per violazione di alcuni articoli. Carmine chiede alla corte che “la Germania sia obbligata a effettuare immediate ricerche sui due figli e che questi vengano messi a conoscenza dell’identità dei loro genitori naturali. Conseguentemente che abbiano la possibilità di godere del diritto di cittadinanza italiana e della facoltà di poter portare il mio nome”, che “lo Stato tedesco riconosca ai due figli un giusto rimborso per tutto quanto subito in merito all’adozione forzata” e che “venga condannato a sostenere tutte le spese per quette ricerche”. La causa è ancora aperta così come lo è la speranza di Carmine di poter incontrare i suoi figli, parlare con loro, raccontare le vicende passate. «Sarebbe un’emozione grandissima poterli abbracciare», conclude commosso.