Omicidio di Magnago, indagini in corso tra testimonianze contrastanti

Una ferita al braccio di Saraceno potrebbe non essere auto inferta di VALENTINA RIGANO

Indagini dei carabinieri sul delitto di Magnago

Indagini dei carabinieri sul delitto di Magnago

Magnago, 25 maggio 2016 - La paura di far finire una storia d’amore da cui tutti si aspettavano il lieto fine, con tanto di famiglia e bambini, potrebbe aver spinto Arturo Saraceno a perdere la testa ed accoltellare a morte la fidanzata Deborah Fuso? Forse. Ciò che resta un mistero è di che pasta fosse fatta la sua paura, i cui ingredienti per le famiglie Saraceno e Fuso sono totalmente differenti. Eccessivo amore da un lato, paura per la propria incolumità dall’altro. È un groviglio di eventi apparentemente senza senso il quadro che si è delineato intorno alla morte di Deborah, la 25enne uccisa dall’ex compagno nella loro casa di Magnago, una settimana fa. A cercare di interpretare gli indizi di una tela contorta, ci sono gli inquirenti che, nelle prossime settimane, continueranno a scavare negli ultimi mesi di vita della coppia.

Per Saraceno intanto, sono previsti nuovi accertamenti, come fa sapere il suo legale Daniele Galati «come anticipato martedì mattina è stato conferito l’incarico al medico legale perché esamini le ferite sul corpo di Saraceno - spiega –, accertamenti che verranno effettuati il 26. Il taglio che il giovane ha riportato sul braccio, potrebbe non essere auto inferto». E dalle indagini emergerebbero altri due particolari inquietanti. Il primo risale al 4 aprile scorso: «risulta una chiamata al 112 da parte del mio assistito, dove aveva chiesto l’intervento dei carabinieri perché temeva per la propria vita - prosegue il legale - in quell’occasione il giovane ha detto di aver visto una macchina sfrecciare a forte velocità sotto casa sua mentre rincasava, e di temere che fossero familiari della sua ex fidanzata«.

Arturo, quella stessa notte, sarebbe poi partito per andare dai suoi genitori a Potenza. Debora però lo avrebbe raggiunto poco dopo e, da quanto raccontato dai parenti del 33enne, sarebbero stati visti andare d’amore e d’accordo. Altra testimonianza di cui sarebbero emerse indiscrezioni, è quella della vicina di casa di Saraceno, a Magnago: «la donna ha riferito di essere uscita sul pianerottolo mentre i due ragazzi litigavano e di aver visto Debora impugnare il coltello - conclude Galati - ma sarà tutto oggetto di approfondimenti di indagine, al momento non posso dire altro». Tutto quanto ha connotato la vita dei due ragazzi negli ultimi mesi, è stato già preso in carico dagli investigatori. Questo perchè, in questo delitto, vi sono due famiglie unite nel dolore, ma divise nella visione delle cose. Da un lato la famiglia Fuso, la cui disperazione senza limite non trova carte a cui aggrapparsi e che continua a ribadire che Saraceno l’abbia uccisa senza motivo, solo perchè non aveva il coraggio di prendersi la responsabilità di aver deciso di cancellare le nozze. Dall’altro alcuni familiari di Saraceno, che della venticinquenne hanno reso un ritratto controverso, descrivendola come una persona poco limpida e poco affidabile.