Omicidio di Magnago, telefonate e messaggi scandagliati alla ricerca di un movente

Fra Deborah Fuso e il suo assassino un rapporto tormentato. Genitori del killer disperati vorrebbero incontrare la famiglia della ragazza

Deborah Fuso (Studio Sally)

Deborah Fuso (Studio Sally)

Magnago (Milano), 21 maggio 2016 - «Dopo aver trascorso due anni lontano per dimenticarla, lui torna a casa, consapevole che tutto potrebbe ricominciare da un momento all’altro». È l’inizio di «Ho voglia di te», il sequel di «Tre metri sopra il cielo» il film preferito di Deborah Fuso. Forse era proprio così che la venticinquenne uccisa con una quindicina di coltellate martedì pomeriggio a Magnago immaginava si sarebbe concluso il periodo di tira e molla della sua relazione, poi degenerata nell’ultima, fatidica e mortale discussione con il suo ex compagno. Tra le foto di baci e abbracci, sul profilo Facebook della ragazza, appare la locandina del film. Una di quelle pellicole che lei, come praticamente ogni giovane donna, sognava di vivere: la fiaba a lieto fine.

Purtroppo le speranze della ragazza, i suoi desideri e le sue lettere d’amore per Arturo, sono divenute oggi mero elemento probatorio nelle mani degli inquirenti bustocchi e dei carabinieri che hanno il difficile compito di scavare nella storia d’amore dei due giovani, per capire cosa possa essere scattato nella mente di quel trentatreenne che ha afferrato un coltello «da aperitivo», per colpire a morte la sua promessa sposa. E insieme alle lettere, ai tabulati telefonici, ai telefonini di tutti e due con in memoria le conversazioni Whatsapp, la Procura di Busto Arsizio ha acquisito anche le partecipazioni di nozze, gli appunti e le note per le spese del matrimonio. Tutto quanto ha connotato la vita dei due ragazzi negli ultimi mesi, è stato preso in carico dagli investigatori. Questo perché, in questo delitto, vi sono due famiglie unite nel dolore, ma divise nella visione delle cose.

Da un lato la famiglia Fuso, la cui disperazione senza limite non trova carte a cui aggrapparsi per prendere aria e tornare a respirare in assenza della piccola «Debi de-de», e che continua a ribadire che Saraceno l’abbia uccisa senza motivo, solo perchè non aveva il coraggio di prendersi la responsabilità di aver deciso di cancellare le nozze, dopo tutti i sacrifici fatti da entrambi e dalle rispettive famiglie. «Una ragazza d’oro, dal cuore d’oro e che lo amava come si può amare un uomo», come l’ha ricordata il fratello, tra le lacrime e con il volto nascosto dal cappuccio di una felpa.  Dall'altro alcuni familiari di Saraceno, che della giovane reso un ritratto poco edificante (a quanto avrebbe riferito lo stesso durante il suo primo interrogatorio), descrivendola come una persona poco limpida e affidabile. «Pare siano emersi problemi dove la giovane ha lavorato, a casa di parenti del mio assistito – dichiara il legale difensore di Saraceno, Daniele Galati –. Inoltre lui aveva aperto una carta dove lei avrebbe dovuto depositare i soldi per pagare il compromesso alle nozze, ma quei soldi non sarebbero mai stati accreditati».

I genitori di Arturo invece, sono sconvolti e distrutti dal dolore, come ha raccontato il legale del reo confesso. «Non si danno pace, avevano anche pensato di chiamare i genitori di Deborah – spiega – in fondo hanno trascorso anche alcuni giorni tutti insieme, si conoscevano». Poi, però, per rispetto alla loro sofferenza «credo per il momento lasceranno che sia una lettera a portare la loro richiesta di perdono».