Caso Mirko Rosa, è l'ora del verdetto. L'avvocato: "Deve essere scarcerato"

Il Tribunale dovrà esprimersi sulla furibonda lite scoppiata nell'appartmento del proprietario di MirkOro a Rescaldina di I.A.

Mirko Rosa

Mirko Rosa

Rescaldina, 31 luglio 2014 - Per Mirko Rosa, in carcere a Busto Arsizio da una quindicina di giorni dopo la furibonda lite scoppiata nel suo appartamento di Rescaldina, è il giorno della verità. Oggi il tribunale del Riesame si esprimerà sulla richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. E sarà proprio dalla decisione di ridargli o meno la libertà che l’iter giudiziario del titolare di svariati compro oro prenderà una piega oppure un’altra. La strategia difensiva del quarantenne, già nei guai per altre vicende che stanno seguendo un loro corso autonomo — in primis l’accusa di ricettazione nata dopo che la Guardia di finanza gli ha trovato in casa dopanti, steroidi e altre sostanze chimiche illecite — è comunque chiara. Respingere la gran parte delle accuse mosse dalla (ormai ex) compagna ventiduenne che «ha ricostruito quanto accaduto quella notte nell’appartamento senza che, alle sue affermazioni, ci siano oggettive prove di riscontro», sottolinea il suo legale Francesca Cramis. Due in particolare i capi d’imputazione che non troverebbero fondamento: la violenza privata e quella sessuale. «Sulla base di cosa, all’interno di un rapporto di convivenza che era in atto con Mirko Rosa, questo può essere sostenuto?», si chiede il difensore. Che aggiunge: «Si tratta al momento di dichiarazioni della parte offesa, ripeto: senza riscontro. E io mi sono fatta l’idea, sulla base di quanto finora ho percepito in merito a questa vicenda, che la ragazza sia in realtà mossa da una volontà punitiva nei confronti di Rosa dal quale, con buona probabilità, già voleva separarsi». Che ci sia stata una colluttazione nell’attico è innegabile. Le foto con gli ematomi sul viso e sul corpo sono lì a dimostrarlo. Ma per la difesa dell’uomo la ricostruzione dei fatti è un’altra. Non una brutale e gratuita aggressione della ragazza accompagnata da minacce, umiliazioni e violenze, come sostengono i legali di quest’ultima. Rosa, per Francesca Cramis, “colpisce” involontariamente la donna, che tiene in braccio la piccola di undici mesi, soprattutto per mettere al riparo la bimba dal gatto domestico improvvisamente fuori controllo e che — inferocito — ha appena azzannato il papà a un dito. «Agisce per impedire che possa fare del male alla figlia».

L'uccisione del felino sarebbe l’extrema ratio di una situazione ormai diventata incontrollabile. Il difensore è insomma convinto che Rosa, pentito per quanto è successo e desideroso di rimettere insieme i cocci di una relazione andata in frantumi, debba essere scarcerato. «In base agli atti in possesso, a Rosa va restituita la libertà. A meno che non si parta da un’idea preconcetta di colpevolezza».  Mirko Rosa come un secondo, in piccolo, Fabrizio Corona, al quale farla pagare? «Temo di sì. Ma non deve pagare per il personaggio che si è costruito addosso e che in realtà non è».