Legnano, 14 settembre 2011 - La storia d’Italia riletta attraverso le barbe famose degli illustri personaggi protagonisti in prima linea della straordinaria e irripetibile epopea unitaria. Per festeggiare i centocinquant’anni dall’Unificazione, Confartigianato Altomilanese e la Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate hanno allestito al Castello visconteo la prima rassegna mai realizzata nello Stivale in cui — oltre a cimeli, documenti dell’epoca e molti altri reperti unici — vengono proposte al pubblico barbe e baffi di Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II, Verdi, del generale La Marmora e del marchese D’Azeglio.

 


Al loro fianco, nemici o alleati strategici, ma in ogni caso con la comune passione per guance e menti pelosi, Napoleone III (l’imperatore francese che sostenne la II Guerra d’indipendenza del 1859 dalla quale gli austriaci uscirono sconfitti e dovettero cedere ai piemontesi la Lombardia), Francesco Giuseppe (Franz Josef: l’imperatore austriaco di Casa Asburgo che nel ’59 alzò bandiera bianca) e Francesco II di Borbone (ultimo re delle due Sicilie, fino all’annessione nel 1861 del Sud al Regno d’Italia).

 

Insomma: una rivisitazione davvero originale che se ha stupito gli adulti, presenti ieri all’inaugurazione con l’assessore all’Istruzione Gangemi in rappresentanza del Comune, non lascerà indifferenti bambini e scolaresche. Se non altro perché per loro — oltre alla possibilità di farsi fotografare camuffati con la barba rossa di Garibaldi — ci sono le divertenti pagine a colori del Corriere dei Piccoli, memorabili ciocche (certificate) della coppia celebre del Diciannovesimo secolo, Giuseppe e Anita Garibaldi... E se poi tutto ciò non bastasse, rasoi e pennelli, tirabaffi — veri strumenti di tortura da mettersi prima di andare a letto per tenere in tiro les moustaches come direbbero i francesi — una ciotola piena zeppa di carbone, il ritratto di Sua Maestà The King of Italy (Vittorio Emanuele per l’appunto) realizzato nel 2011 dal rinomato pittore cortesino Albert Flury e infine la ricostruzione high-tech di una camicia garibaldina. «Portata come semplice vezzo o per esprimere un’ideale, come simbolo di regalità o bandiera di ribellione, per l’uomo ottocentesco la barba era infatti un vezzo irrinunciabile», spiega Giovanna Mazzoni, curatrice della mostra. La ricostruzione di ogni singola barba non è stata cosa da poco e ha richiesto un meticoloso lavoro di precisione artigianale. Otto ore almeno il tempo impiegato per ciascuna di esse. Ad armarsi di pazienza si è messa Virginia Barbato di Lia Parrucche di Legnano. Ha tagliato e cucito a lungo sotto l’occhio attento di Enrico Ercole, che ha vegliato affinché tutto aderisse fino al minimo dettaglio al dato storico.