Magenta, attorno all’ospedale sbandati e senzatetto

Vicino alla cappella il bivacco notturno dei clochard

L'ospedale Fornaroli

L'ospedale Fornaroli

Magenta (Milano), 23 marzo 2017 - Sicurezza ancora in primo piano all’ospedale Fornaroli di Magenta. Troppi sono i senza tetto che bivaccano all’interno del nosocomio di via al Donatore di Sangue. Le segnalazioni arrivano soprattutto dall’area laterale all’ospedale. Dove c’è un ingresso secondario di fronte alla pista di atterraggio dell’elisoccorso. Proprio in quel punto bivaccano una decina di sfortunati senza tetto che non hanno altro luogo dove andare a dormire.

«Purtroppo ci troviamo di fronte ad un allarme sociale non indifferente – commenta una persona che qui lavora e vuole restare anonima – sono anni che al Fornaroli si vive questa situazione e non si è ancora riusciti a risolverla». Naturalmente per cercare un rimedio accorre che ospedale e comuni trovino un’intesa, magari con le associazioni di volontariato.

«Nessuno incolpa persone che, per un motivo o per l’altro sono rimaste senza abitazione – aggiunge un’altra persona – sono le istituzioni che devono farvi fronte. Dare assistenza a queste persone o trovare loro un alloggio non penso sia impossibile». Oltre alla sicurezza esiste anche un problema igienico non da poco. Non è bello passare dal vialetto che conduce alla porta secondaria che porta alla cappelletta dell’ospedale e imbattersi in persone che espletano i loro bisogni nel prato vicino alla pista dell’elisoccorso: è successo proprio pochi giorni fa. Capita spesso di assistere a cose del genere, soprattutto in orario serale, la notte e al primo mattino. Di giorno, ovviamente, la situazione è diversa. C’è anche chi ha visto più persone bivaccare davanti alla cappelletta. Un problema conosciuto e, forse, mai affrontato in maniera adeguata.

 

I SENZA TETTO sono uomini e donne di età variabile. Non necessariamente stranieri, anzi ci sono anche parecchi italiani. Dopo il refettorio di via Moncenisio dove trovare un pasto serale a breve sarà operativo, grazie alla parrocchia, l’ambulatorio della comunità affinché tutti possano curarsi. Il volontariato sta facendo tantissimo per chi ha bisogno. Ora la richiesta, da parte di tutti, di un passo avanti dalle istituzioni perché l’ospedale non diventi terra di frontiera dove chiunque possa servirsene come dimora.