Sedriano resta «sciolto per 'ndrangheta»

Dopo il ricorso degli ex amministratori guidati da Alfredo Celeste, il Consiglio di Stato ha confermato il verdetto: Sedriano deve rimanere sciolto per 'ndrangheta

Il Consiglio comunale di Sedriano

Il Consiglio comunale di Sedriano

Sedriano (Milano), 11 giugno 2016 - Il Consiglio di Stato ha deciso: Sedriano deve rimanere sciolto per infiltrazioni legate alla criminalità organizzata. Dopo la sentenza del Tar che aveva già confermato lo scioglimento del l’Ente, respingendo il ricorso che alcuni ex amministratori avevano presentato contro la decisione del Presidente della Repubblica – su proposta del Ministro dell’Interno Angelino Alfano – di sciogliere e commissariare subito il Comune nell’ottobre 2013, anche il Consiglio di Stato respinge l’ennesimo ricorso degli ex amministratori guidati dall’allora sindaco Alfredo Celeste (oggi imputato per corruzione nel maxi processo sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia in corso al palazzo di giustizia di Milano).

Sono tante le osservazioni che Silvia Stella Fagnani, Massimiliana Marazzini, Adelio Achille Pivetta, Gennaro Rusciano, Silvia Rita Camilla Scolastico hanno mosso al Consiglio di Stato. Molte sono prettamente tecniche, basate su presunte mancanze che secondo gli ex amministratori avrebbero dovuto invalidare la sentenza del Tar. Ma ci sono alcuni punti che sono fondamentali e che il Consiglio di Stato smonta. Secondo gli ex amministratori, la sentenza del Tar avrebbe trascurato alcuni punti della tesi difensiva. Secondo i firmatari, non ci sarebbe nell’ambito territoriale considerato un’organizzazione criminale identificata come «mafiosa» e dunque non ci sarebbe stato condizionamento. Ma il Consiglio di Stato non ha dubbi. La relazione al Presidente della Repubblica è esplicita. Parla di criminalità organizzata, di possibili infiltrazioni nell’Ente, di contatti con la malavita per avere appoggio elettorale in cambio di promesse di benefici. Il tutto ripreso dalla sentenza del Tar. E per il Consiglio di Stato “la censura è infondata”. Non solo. Gli ex amministratori hanno sostenuto che ci sarebbe stata violazione del diritto di difesa. Secondo i promotori del ricorso, nella relazione della Prefettura di Milano al Ministro dell’Interno del 24 luglio 2013 ci sarebbero stati degli omissis e non sarebbe stata originale.

Tesi respinta con forza dal Consiglio di Stato: il testo è originale e gli omissis riguardano solo qualche nome di persona citata e occasionalmente qualche dato per non violare il segreto istruttorio. Gli ex amministratori hanno lamentato anche la mancata comunicazione dell’avviso di procedimento. Ma il Consiglio di Stato smonta anche questa tesi e la sentenza è concisa quanto esplicita: «L’appello va interamente respinto». Il processo al Tribunale di Milano che farà luce su questa vicenda è ancora in corso in primo grado, ma intanto si è chiuso un capitolo significativo per Sedriano: il Comune è ancora sciolto per mafia. E non perde il suo primato di essere il primo Comune in Lombardia.