Parco Ticino contro McDonald’s: è guerra all’ultimo hamburger

Magenta, il negozio a chilometro zero sfida il gigante Usa

I cuochi del Toc, al centro lo chef Roberto Micheli (FotoSally)

I cuochi del Toc, al centro lo chef Roberto Micheli (FotoSally)

Magenta, 11 agosto 2017 - «Buongiorno, vorrei ordinare un Toc Burger servito con patatine fritte e Coca Zero». La sfida tutta italiana al colosso americano del fast food McDonald’s è partita ieri da Magenta, nel Milanese, dove ha aperto il primo ristorante che propone menu a base di hamburger preparati e conditi in tutte le salse – proprio come nei ristoranti a stelle e strisce diffusi in tutto il mondo – utilizzando però solo carni doc provenienti da allevamenti del Parco del Ticino. Al Toc: è questo il brand evocativo del ristorante inaugurato sulla trafficatissima strada che collega Milano a Novara. E già dal nome s’intuisce che i sette soci che l’hanno immaginato, finanziato e ora lo gestiscono puntano non soltanto sui prodotti a chilometro zero che arrivano dal polmone verde lombardo, ma vogliono rifarsi anche in un certo senso alla tradizione. In dialetto meneghino, e un po’ in tutta la Lombardia, un “toc” significa infatti un “pezzo” di qualcosa da mangiare – formaggio, salame o altro ancora – tagliato alla buona, senza stare a guardare a peso o dimensioni.

Un richiamo insomma a una genuinità antica, da vecchia latteria di paese. Il local lombardo contrapposto al global della M gialla arrotondata di Mc Donald’s, che adolescenti e adulti dalla Nuova Zelanda all’Islanda saprebbero riconoscere a colpo d’occhio anche nel bel mezzo della foresta amazzonica. La scommessa è forte. C’è tra l’altro un McDonald’s proprio sull’altro lato della rotonda che osserva guardingo le mosse dell’avversario. Scommessa che i soci sono però convinti di poter vincere. «Il nostro obiettivo – spiega Carmelina Esposito, dell’azienda agricola Marchesina di Rosate – è di selezionare le migliori specialità del territorio ponendo particolare attenzione al chilometro zero, alla qualità dei prodotti». La cucina del Toc è stata affidata in queste prime settimane d’avvio a uno chef d’eccezione, Davide Castoldi. Al suo fianco un altro chef, Roberto Micheli, che resterà poi ai fornelli nelle fasi successive. Accanto al ristorante vero e proprio con un’ottantina di posti a sedere, c’è poi un market di circa 900 metri quadrati che propone l’enogastronomia del Parco. «Crediamo fortemente nel valore nella tradizione – aggiunge Giorgio Chiodini, che gestisce l’omonimo centro di lavorazione e commercializzazione di carni a Robecco sul Naviglio – è per questo che ci siamo lanciati in questa sfida».

L’avventura del Toc e dei suoi hamburger fa inevitabilmente venire in mente la saga di Burghy, la catena di fast food tutta milanese che segnò un’epoca – erano gli anni Ottanta della Milano da bere e dei paninari – fino ad entrare nell’immaginario collettivo di una generazione. Ottantotto ristoranti creati dal Gruppo Cremonini nel giro di 15 anni, dal 1981 al 1996, e poi assorbiti da McDonald’s dopo il suo sbarco in Italia. Il futuro del Toc magentino avrà tuttavia ben altri sviluppi. C’è da crederci.