Palio dopo la Provaccia. Legnarello fa il double e tinge la città di giallorosso

Un Palio lungo e sofferto, difficile da dimenticare, incerto fino all’ultimo

Il fantino di Legnarello portato in trionfo davanti alla chiesa

Il fantino di Legnarello portato in trionfo davanti alla chiesa

Legnano (Milano), 29 maggio 2017 - Cappotto e sole non sono mai andati d’accordo. Fino ad oggi. Legnarello trionfa al Palio 2017 dopo aver vinto la Provaccia a cavallo scosso. E la festa nel maniero di via Dante prosegue fino a notte. Una festa voluta più che mai, un double di vittorie sperato e sognato, ma nel quale in pochi credevano davvero. 

Un Palio lungo e sofferto, difficile da dimenticare, incerto fino all’ultimo. La prima batteria è la più tosta, lo capisce subito lo stadio, silenzioso, all’estrazione del supremo magistrato Alberto Centinaio: Sant’Ambrogio con Dino Pes detto Velluto sul cavallo Capitan America; Sant’Erasmo con Giuseppe Zedde detto Gingillo sul cavallo Tutto Subito; San Martino con Andrea Mari detto Brio su Uprise e Jonatan Bartoletti detto Scompiglio su Incastro.  Bartoletti presta subito fede al suo soprannome e contribuisce a causare almeno due delle tre false mosse che ritardano la partenza della prima batteria. Cavalli al canapo alle 18.26, si comincia: in testa si portano Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo, San Magno resta indietro e San Martino pure.

A metà del quarto giro, il miracolo che nessuno si aspettava: San Martino esce dalla curva in terza posizione, supera nel rettilineo Sant’Ambrogio e poi in curva Sant’Erasmo. Andrea Mari a Legnano comanda, lo sapevamo dal 2015 e scopriamo che è ancora vero a due anni di distanza.Passano San Martino e Sant’Erasmo, fuori Sant’Ambrogio e San Magno. Arrivano puntuali gli sfottò di San Bernardino, ma non durano molto: San Magno si rifarà a breve, al termine della seconda batteria. Che è molto rapida, solo una falsa partenza per San Domenico con Antonio Siri detto Amsicora su Doctor Mitch, Legnarello con Giovanni Atzeni detto Tittia su Bam Bam, San Bernardino su Sebastiano Murtas detto Grandine su Ping Pong e La Flora con Carlo Sanna detto Brigante su Twenty Years.

Batteria senza sforzo per Legnarello e San Domenico, che partono appaiate e rimangono tali fino alla fine, seminando la Flora e San Bernardino, a cui toccano gli sfottò dei contradaioli di San Magno. Sono le 19.30 quando il supremo magistrato estrae l’ordine della finale davanti a tutti gli otto gran priori: Sant’Erasmo, San Domenico, San Martino e Legnarello. Due rivali vicine, la terza poco distante, San Martino serena nel mezzo. Con queste premesse parte alle 20.05 la finale del Palio 2017: una mossa infinita, che ha richiesto più di un’ora per partire sul serio, e che ha visto subito Legnarello in testa. Dieci le false mosse, i fantini non rispettano le posizioni e inanellano i richiami del mossiere Massimiliano Narduzzi. «San Domenico zitto, parlo io!», tuona, per poi richiamare anche Sant’Erasmo e Legnarello.

La finale è tesissima, la strategia arride a Legnarello che, finalmente, parte di rincorsa e diventa imprendibile. San Martino si porta alle sue spalle lasciandosi dietro le due rivali biancoazzurra e biancoverde, ma non c’è gara. Mari non agguanta Tittia, che regala il Palio ai giallorossi, già ai cancelli ubriachi di gioia e pronti a portare in trionfo il fantino. Tittia in sardo significa «fa freddo». Col Sole e col Cappotto, ora, forse un po’ meno. Il resto è una gran festa, con la voglia di non scordare nemmeno un istante di questa domenica sicuramente particolare.