Omicidio di Magnago, un anno fa veniva uccisa Debora Fuso

Il 20 giugno Arturo Saraceno, reo confesso, comparirà in tribunale. Tutto però dipenderà dall'esito della perizia psichiatrica

Debora Fuso in una foto su Facebook

Debora Fuso in una foto su Facebook

Magnago (Milano), 18 maggio 2017 - È trascorso un anno da quando Debi-de-de, alias Debora Fuso, ha smesso di cantare. La sua voce, potente e piena quando si esibiva insieme a suo padre, è stata stroncata per sempre per mano del suo ex compagno, Arturo Saraceno, 33 anni, che nel pomeriggio del 17 maggio dello scorso anno l’ha aggredita con un coltello da cucina, ferendola a morte sulle scale del condominio di Magnago dove i due avevano convissuto prima della fine della loro relazione. Saraceno, reo confesso, è in carcere da allora, e il 20 giugno comparirà in tribunale per l’avvio del processo a suo carico, secondo rito abbreviato. Tutto subordinato ad una perizia psichiatrica, che dovrebbe essere pronta entro la fine del mese.

Gli occhi profondi, la voglia di amare e mettere su famiglia, così familiari ed amici hanno sempre descritto la ventitreenne Debora, nata e cresciuta a Lonate Pozzolo con la sua famiglia; mamma, papà e un fratello. Loro oggi sono chiusi in un doloroso silenzio in attesa di ottenere giustizia.

Dopo aver programmato un matrimonio per lo scorso agosto, nel quale la giovanissima Debi sarebbe arrivata all’altare a braccetto del padre che tanto adorava, Saraceno aveva deciso di lasciarla ed era partito alla volta del sud Italia, dove a casa di parenti avrebbe dovuto restare qualche giorno a riflettere sull’accaduto. Debora però, quando lui l’aveva cercata, aveva deciso di raggiungerlo, nonostante ormai le persone a lei vicine non avessero più la stessa considerazione del trentatreenne. Infine, tra un tira e molla e l’altro in cui la giovane si era persuasa che la sua storia fosse finita, era andata a far visita a Saraceno nella mansarda in cui avevano convissuto, per chiarire definitivamente la loro situazione. Nelle prime battute del loro incontro era presente anche la madre del trentatreenne, che poi aveva deciso di lasciarli soli. La discussione era poi degenerata e, secondo una dinamica non ancora chiarita nel dettaglio dall’accusa, Saraceno aveva colpito a morte Debora, riportando a sua volta un taglio sul braccio. Una volta in carcere, su richiesta del suo avvocato Daniele Galati, Saraceno è stato sottoposto a visite psichiatriche e una vera e propria consulenza è stata richiesta dal legale quale atto a cui subordinare il processo secondo rito abbreviato. Nonostante l’opposizione del pm Maria Cardellicchio, il gip di Busto Arsizio ha accettato.