Il grido contro la guerra di Giancarlo Colli

Il pittore di Robecchetto protagonista della rassegna a lui dedicata a Palazzo Taverna a Inveruno, contro la guerra e la violenza. La mostra resterà aperta fino a domenica 29

Gianluigi Curioni e il pittore Giancarlo Colli

Gianluigi Curioni e il pittore Giancarlo Colli

ARCONATE (Milano),  25 aprile 2018 - Le mani non sono certamente da bambino. Troppo grandi. Ma tutti i personaggi ritratti nei dipinti di Giancarlo Colli hanno le mani grandi, rugose, mani di gente che trae il proprio sostegno lavorando la terra. Il bambino ebreo col berretto che gli cala sugli occhi, il cappottino e le gambe nude, con le mani alzate davanti ai mitra spianati dai tedeschi, è forse l’opera di Colli che meglio traduce ciò che lo stesso artista ama dire di se. «Nel mio lavoro di pittore, il filo conduttore è sempre stato, e lo è tuttora, l’interesse per l’uomo e per tutto ciò che gli sta attorno e lo riguarda, per tutto ciò che lo opprime, per la violenza che subisce e che manifesta…».

Le opere di Colli, ed in particolare quelle che testimoniano una storia dell’uomo insanguinata dalla violenza, sono esposte sino a domenica 29 aprile nelle sale di palazzo Taverna (sede del municipio, in via Roma). La mostra «Mai più guerre, mai più violenze» è stata inserita nel programma delle celebrazioni per la Festa della Liberazione. Inaugurata sabato scorso, la si potrà visitare quest’oggi e poi ancora negli altri giorni della settimana sino a domenica. Le sale espositive sono aperte dalle 16 alle 19.

«Il tema della violenza, della sopraffazione, della persecuzione dell’uomo da parte delle forze negative che agiscono negli ingranaggi del potere, non è nuovo per lui. Si può anzi dire che sia il tema centrale della sua ricerca espressiva, così com’egli è andato svolgendola, dalla coppia umana sorpresa nella propria intimità violata alle crocefissioni quale simbolo dell’offesa perpetrata contro la vita» scrive il critico De Micheli parlando proprio delle opere del Colli.