Legnano, chiude la storica merceria Borroni: "Battuti dai prodotti industriali"

Il titolare in pensione a 93 anni, l’attività fu aperta da suo padre nel 1900

Gianfranco Borroni, titolare della merceria

Gianfranco Borroni, titolare della merceria

Legnano (Milano), 4 dicembre 2016 - Ha le mani anchilosate, Gianfranco Borroni. A dispetto dei suoi 93 anni riesce ancora a camminare, trascinandosi a fatica. Dentro di sé conserva una grande forza di volontà che lo spinge a rimanere aggrappato al suo credo: "lavorare finché si può", laddove quel finché indica l’ultimo atto di una lunghissima saga familiare che sta per concludersi.

Il 30 dicembre, infatti, la sua merceria chiude i battenti mettendo fine a più di un secolo di storia. "Colpa del mercato - sospira con un velo di tristezza -. La gente ormai preferisce acquistare prodotti confezionati. Nessuno sa più lavorare a maglia". Scorrono come un film le immagini in bianco e nero di più vite fa quando suo padre, Giacomo Borroni, nel 1900 decise di intraprendere un’attività di maglieria. "Avvenne tutto per caso - racconta Gianfranco -. All’epoca mio padre lavorava alla Franco Tosi: un giorno gli cadde un pezzo di ghisa sul piede e l’azienda, per ripagarlo di quell’infortunio sul lavoro, decise di regalargli una macchina per maglieria intima". Fu allora che prese avvio un piccolo grande laboratorio di sperimentazioni che nei decenni successivi si sarebbe trasformato in un’attività imprenditoriale vera e propria, con tanto di maglificio e negozio di merceria, e che dall’Oltrestazione si è poi trasferita in Corso Garibaldi conquistandosi la credibilità e l’affetto dei legnanesi. A dir la verità, Gianfranco avrebbe immaginato tutto meno che di fare l’imprenditore. "Dopo gli studi da ragioniere mi aveva chiamato una banca, ma io rinunciai - ricorda -. Poi la morte di mio padre, nel 1951, fece sì che io mi assumessi la responsabilità di portare avanti questa attività". Che era anzitutto una grande famiglia (per anni Gianfranco ha infatti lavorato con i fratelli Luigi ed Enrico e altre due sorelle), dove tutto è rimasto com’era una volta: i vecchi mobili del ’23, che risalgono alla sua nascita, la lana Gatto della Filatura di Tollegno.

Del suo rapporto con i clienti va fiero: "In tanti anni non ho mai avuto problemi - dice - e fino a poco tempo fa le cose andavano bene, prima di precipitare nell’ultimo anno. È stato allora che ho deciso di mettere la parola fine". Nel retro della merceria un paio di foto ingiallite prendono un po’ di luce da uno spicchio di sole che proviene da corso Garibaldi. Gianfranco si appoggia stancamente alla vetrina che custodisce gli ultimi gomitoli e china la testa: "Guardi - dice - una volta questa via era un gioiello. Oggi sembra un’autostrada. La gente corre, non si ferma più a guardare le vetrine".