Trovato morto a Garbatola, si scava nella vita di Maurizio Capizzi

L'ipotesi omicidio continua a tenere banco, le indagini proseguono a ritmo serrato

I carabinieri al lavoro

I carabinieri al lavoro

Nerviano (Milano), 8 gennaio 2017 - La salma di Maurizio Capizzi, il 48enne trovato cadavere il 31 dicembre nel parcheggio del cimitero di Garbatola a Nerviano, stava per essere restituita alla famiglia. Le due sorelle e i due fratelli dell’uomo si preparavano alle esequie ma in obitorio, durante i preparativi in vista della restituzione del corpo ai parenti, è emerso quel foro sul petto, forse riconducibile a un proiettile calibro 22, che ha orientato gli inquirenti verso l’ipotesi di un omicidio, ribaltando lo scenario in un caso inizialmente archiviato come suicidio. Foro che, inizialmente, era sfuggito a un primo esame medico legale. Sulla salma verrà quindi eseguita l’autopsia, disposta dal pm di Milano Roberta Colangelo. Un passaggio fondamentale per fare chiarezza sulle cause della morte dell’uomo, che viveva in un appartamento a Legnano assieme alla compagna.

Un libero professionista che, secondo alcuni conoscenti, amava ostentare un tenore di vita elevato. Ultimamente, però, sembra che gli affari non andassero bene. Forse aveva dato appuntamento davanti al cimitero a una persona che, poi, lo ha ucciso con un colpo di pistola. Per questo i carabinieri di Legnano stanno cercando di ricostruire minuziosamente spostamenti e contatti di Capizzi nel suo ultimo giorno di vita, e hanno condotto un sopralluogo nella sua abitazione. La compagna ha spiegato agli investigatori che l’uomo si era allontanato da casa il 30 dicembre, il giorno prima del ritrovamento del cadavere. Sull’arco temporale tra il 30 e il 31 dicembre si concentrano gli accertamenti dei carabinieri, che nella casa hanno prelevato alcuni effetti personali di Capizzi. È al vaglio, in particolare, il telefono cellulare della vittima, con le ultime chiamate. Se, come ipotizzato in prima battuta, Capizzi avesse realmente deciso di suicidarsi inghiottendo farmaci fino ad uccidersi, perché guidare fino al posteggio del cimitero per poi uscire dalla sua auto e trovare la morte sul ciglio della strada? Un interrogativo a cui i carabinieri stanno tentando di dare una risposta, tenendo anche conto dei precedenti tentativi di suicidio e della sua salute, gravata da una malattia. Residente nel Legnanese da anni ma di origine siciliana, Capizzi aveva vissuto periodi non facili anche sul lavoro. Un’esistenza che rendeva plausibile l’ipotesi del suicidio, prima che venisse alla luce il nuovo inquietante scenario. Resta il mistero anche sulla possibile arma del delitto: nell’area del cimitero di Garbatola, finora, non sarebbero stati trovati elementi utili alle indagini.