Perde il lavoro a 34 anni, per sfuggire alla crisi diventa lavandaio a domicilio

La storia di Luca Di Laus: "Funziona e mi piace"

Luca Di Laus con della biancheria appena ritirata(Studiosally)

Luca Di Laus con della biancheria appena ritirata(Studiosally)

Busto Garolfo (Milano), 19 giugno 2017 - Faceva il rappresentante di patatine fritte. Poi la crisi. La disoccupazione. E lo sconforto iniziale che rischiava di trascinarlo nel gorgo della depressione. Ma ha saputo reagire. Non ha voluto arrendersi. E ha completamente cambiato mestiere. Ha imparato a lavare i panni, a sanificare piumoni e trapunte, a stirare e piegare le camicie. E così ha aperto una lavanderia self service, in via Gramsci a Busto Garolfo, con servizio a domicilio senza alcun costo aggiuntivo. La storia di Luca Di Laus, 34 anni, offre l’istantanea di una generazione che di fronte alla disoccupazione vuole reagire. Giovani del cosiddetto “Jobs fact”, che hanno raccolto l’eredità ideale di nonni e bisnonni fatta di spirito di iniziativa e voglia di rimboccarsi le maniche.

«Ero un agente di commercio - racconta Luca - e negli anni ho venduto un po’ di tutto: dalle chips ai prodotti per i capelli. Ma poi, per colpa della crisi che non dava tregua, sono rimasto senza lavoro. Il posto fisso era un’utopia. Il morale era a terra ma non ho voluto darmi per vinto. Ho fatto un’indagine di mercato sul territorio dalla quale si evinceva che erano tre le attività con elevate possibilità di funzionare: un benzinaio, un sala slot e una lavanderia self service. 

Per la prima serviva un capitale di investimento troppo alto, la seconda non mi entusiasmava e così ho scelto la terza, acquistando cinque lavatrici, di cui due da 8 chili e 3 da 16 chili, nonché sei potenti e capienti asciugatori per il bucato». Ma a Luca non piaceva l’idea di aprire solo una lavanderia self service per poi stare tutto il giorno al bar a non fare nulla. Voleva darsi da fare, per fare ingranare la nuova attività ma anche per sentirsi attivo e coinvolto costantemente nell’impresa senza perdere il proprio tempo. «Ho imparato a lavare, asciugare e stirare. E così ora, al volante della mia auto, vado in giro per il paese e per i comuni vicini a raccogliere sacchi di biancheria sporca che mi vengono affidati dai clienti della zona. Poi senza alcun costo aggiuntivo, li riporto poche ore dopo puliti e profumati.

Sono insomma diventato un lavandaio professionista “porta a porta” e mi piace tantissimo farlo. Mi è tornato l’entusiasmo e la voglia di fare. Capisco bene tutti i miei coetanei che non trovano lavoro e che sono sfiduciati. Anche io vedevo tutto nero. Ma a loro suggerisco di non abbattersi e di inventarsi una nuova professione». Già, a volte basta davvero poco per poter dare - è proprio il caso di dirlo - una “ripulita” alla vita”.

davide.gervasi@ilgiorno.net