I cacciatori di farfalle lungo il Ticino per salvarle con le foto

L’obiettivo: un atlante entro il 2020

Un esemplare di macaone (Papilio machaon) Ha un’apertura alare  che arriva  a 8 centimetri: nella zona del Ticino è sempre più rara

Un esemplare di macaone (Papilio machaon) Ha un’apertura alare che arriva a 8 centimetri: nella zona del Ticino è sempre più rara

Magenta (Milano), 28 aprile 2017 - Catturare le farfalle si può. Ma solo con gli occhi, e in religioso silenzio, alla maniera dei poeti. O con l’obbiettivo della macchina fotografica, lasciando anche solo per qualche ora il rumore della città e immergendosi nei boschi del Ticino, tra Milano e Novara. La sfida è realizzare un catalogo delle circa 100 specie di farfalle che vivono in quest’oasi protetta, il Parco del Ticino. Per catturare le farfalle, però, bisogna conoscerle. Così il Parco ha organizzato un corso di “butterflywatching” (cioè osservazione delle farfalle) che trasformerà studiosi e appassionati di queste piccole creature in veri e propri ricercatori al servizio di un ecosistema protetto unico nel suo genere.

Tra il verde dei boschi e le rive sassose del fiume azzurro, i volontari raccoglieranno dati dal grande valore scientifico, che andranno a confluire nell’Atlante delle farfalle del Parco del Ticino È un miracolo che può accadere solo qui, all’interno dell’ecosistema Ticino: un’arteria verde-azzurra che taglia in due il grigio dell’asfalto. Attraverso questo corridoio naturalistico, la vita scorre quasi incurante della presenza dell’uomo, come accade da millenni. Ci sono farfalle, ma anche altri generi di insetti, piante, uccelli e altri ancora a sfruttare questa via di passaggio privilegiata e libera dagli ingombri umani che mette in collegamento Alpi e Appennini.

La presenza delle farfalle, sensibili come sono all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, è indice di salute ambientale. Tra le osservazioni più importanti raccolte l’anno scorso dai ricercatori si segnala la «Vanessa Atalanta», che ha attraversato il Parco durante l’autunno per sfuggire dall’inverno nord europeo e approfittare del tiepido clima mediterraneo, o la Melanargia Galathea, presente con un solo individuo, mentre nel 2015 non era stata neppure avvistata. L’iniziativa del Parco del Ticino ha già ricevuto il riconoscimento e i finanziamenti dell’Unione Europea. Il progetto coordinato dal responsabile scientifico, Francesco Gatti, permetterà di conoscere ancora meglio questo insetto e di progettare azioni di tutela più mirate.