Inveruno, la protesta degli operai: "Non toccate la Carapelli" / FOTO

Il piano di messa in mobilità è arrivato come una doccia gelata sulla testa dei lavoratori che nemmeno tre anni fa avevano dovuto affrontare un analogo taglio occupazionale

Il corteo dei lavoratori della Carapelli (StudioSally)

Il corteo dei lavoratori della Carapelli (StudioSally)

Inveruno, 5 novembre 2016 - Scoppio di petardi, gli immancabili fischietti e la musica a fare da sfondo, compreso l’intramontabile "Ma il cielo è sempre più blu" di Rino Gaetano. Sembrava quasi una festa il corteo dei cento operai della Carapelli che ieri si è snodato dallo stabilimento alla periferia del paese fino in centro, alle quattro e rotte del pomeriggio sotto un cielo già plumbeo. Ma da festeggiare in realtà c’era ben poco. Il piano di messa in mobilità – tradotto: di licenziamenti – annunciato il 28 ottobre dai vertici della multinazionale spagnola Deoleo, proprietaria dello stabilimento, è arrivato come una doccia gelata sulla testa dei lavoratori che nemmeno tre anni fa avevano dovuto affrontare un analogo taglio occupazionale.

Amarezza, sfiducia, la sensazione di essere stati "traditi" da dei vertici aziendali che «solo a fine agosto, quando l’ipotesi di chiudere lo stabilimento aveva cominciato a circolare, ci avevano rassicurato che questo non sarebbe mai successo. Qui c’è del dolo, della disonestà» racconta una dipendente, forse più rassegnata ormai che arrabbiata. Sì, perché proprio di chiusura si tratta. O si tratterebbe, a voler conservare l’ottimismo e quindi usando il condizionale... Poiché stavolta, a differenza delle ultime ristrutturazioni, il cda di Deoleo (riunito a Madrid!) ha assunto una decisione non solo unilaterale, ma drastica. A casa 98 operai su 136. In pratica la componente produttiva che si occupa di analisi e stoccaggio dell’olio. Resterebbero come dei superstiti, e non si sa fino a quando, i 38 impiegati dell’amministrativo. Salvo per il momento il sito produttivo in provincia di Firenze.

«Lo stabilimento rappresenta un’eccellenza – dice Claudia Riva, sindacalista e «pasionaria» – e non possiamo assistere passivamente al suo smantellamento. Con questo sciopero vogliamo coinvolgere anche la popolazione inverunese, per tutto l’indotto che la Carapelli genera sul tessuto economico della zona. Oggi, per responsabilità non nostra ma del cda, questo sito non lavora certo a pieno regime». Per i lavoratori questa è la quinta mobilità che devono affrontare da quando nel 2009 l’azienda è stata ceduta dalla Unilever. "Deoleo e il fondo inglese che la possiede devono capire che non si lasciano a casa dall’oggi al domani 98 persone – afferma perentorio Antonio Chiesa, della Fai Cisl (settore agroalimentare) – ci sono delle precise responsabilità sociali nei confronti di un territorio e dei consumatori che non possono essere disattese".