Legnano, 24 aprile 2014 - Lui, l’assassino, non era presente ieri in aula. Si trova in regime di arresti domiciliari presso una clinica a Chiavari, sulla riviera Ligure. Ma l’iter procedurale si sta concludendo e quando la sentenza di appello passerà in giudicato, per lui si spalancheranno con ogni probabilità i cancelli del carcere. All’efferato omicidio di Stefania Cancelliere - la 39enne uccisa l’estate del 2012 dall’ex compagno Roberto Colombo - si è aggiunta infatti ora un’altra pagina giudiziaria. Ieri, nell’aula d’assise del tribunale di Milano, la Corte di Appello ha confermato la condanna a 17 anni di carcere inflitta in primo grado. Nessuno sconto di pena, quindi, come invece chiedevano gli avvocati della difesa, Adriano Bazzoni e Norberto Argento. I due legali avevano avanzato un’istanza per la derubricazione del reato di stalking e puntando sulla seminfermità mentale al momento dell’omicidio: «Dal racconto dei testimoni è emerso come il nostro cliente ha agito come un automa, senza più alcun contatto con la realtà», hanno detto ieri in aula i due avvocati, presentando agli atti una perizia psichiatrica firmata dallo specialista Furio Ravera e anche un documento, datato sei giorni prima del terribile fatto di sangue, redatto dai Servizi sociali.

Ma la corte ha rigettato l’istanza e il verdetto ha confermato la pena, accogliendo quindi di fatto quanto invece aveva chiesto nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale Daniela Meliota, dettasi «incredula che in primo grado non era stata accolta l’aggravante della premeditazione». Lo stesso pg ha ripercorso istante per istante quanto successe in quegli interminabili minuti in cui Stefania veniva colpita dal Colombo col mattarello. L’avvocato della famiglia di Stefania, Lorenzo Trucco, ha anche mostrato in aula le immagini di quel mattarello, della lunghezza di 61 centimetri e dal diametro di cinque. Nessun dettaglio insomma è stato ieri tralasciato e sono state anche riproposte le dichiarazione dei testimoni di quel tragico pomeriggio. Ma soprattutto è emerso come il nuovo compagno della vittima - un famoso ballerino di latino americano residente nel Legnanese e con cui la donna aveva iniziato una relazione sentimentale dopo la rottura col Colombo - aveva sentito dall’appartamento le grida di Stefania ma di non essere sceso nell’androne perché pensava - si legge negli atti - «che era in corso solo un diverbio verbale tra i due». A intervenire fu invece la donna delle pulizie, una ragazza minuta e fragile che cercò comunque di fermare quella mano omicida. «Quando conobbe l’uomo che poi l’ha uccisa, mia figlia diceva che era il suo principe azzurro. La sua anima gemella. Poi invece è stato il suo carnefice, il suo assassino - ha detto ieri la madre di Stefania -. Ora i tre figli (il più grande, avuto dal primo e unico matrimonio, ha dieci anni, mentre i due avuti dal Colombo ne hanno 6 e 4) vivono tutti con me. I due più grandicelli sanno bene quello che è successo. Così come Stefania sapeva benissimo che sarebbe finita così. Negli ultimi mesi mi ripeteva sempre: “Vedrai che mi ucciderà e tu, mamma, crescerai i miei figli”».

di Davide Gervasi