Legnano (Milano), 20 aprile 2014 - Una sonda dallo spessore millimetrico che si fa strada attraverso le narici del naso fino a penetrare nelle zone più profonde del cervello, o della scatola cranica, per rimuove tumori, o ostruzioni, che possono arrivare anche a compromettere la vita del paziente. I chirurghi che, dotati di occhiali per la visione tridimensionale, guidano questa sonda attraverso l’ausilio di sofisticati computer e software allo stesso modo in cui — paragone forse rozzo ma efficace — una lampadina viene introdotta nel buco della serratura per esplorare una stanza. Incisioni nella stragrande maggioranza dei casi del tutto assenti e pazienti che — quasi sempre — possono andarsene a casa pochi giorni dopo essere stati in sala operatoria.

Sembra fantascienza, ma è la meravigliosa realtà della neurochirurgia endoscopica che trova nel Civile di Legnano uno dei (pochi) centri d’eccellenza d’Italia in grado di garantirla. Tutto merito di Davide Locatelli, primario del presidio ospedaliero di via Novara che è stato uno dei quattro direttori scientifici — e in un certo senso in quanto lombardo anche il padrone di casa — del sesto congresso mondiale di chirurgia endoscopica che si è appena tenuto a Milano.Una platea d’eccezione: un migliaio di medici giunti da ogni continente per fare il punto su un campo in continua evoluzione e che negli ultimi vent’anni in particolare ha compiuto passi da gigante.

Dottor Locatelli, il convegno che vi ha visti impegnati dal 14 al 17 aprile si è concentrato sulle patologie che riguardano la testa e la spina dorsale, ma la star è stata alla fine il naso.
«Le tecniche endoscopiche utilizzano le possibilità di accesso all’interno del corpo umano offerte da quella che è la nostra naturale fisiologia, e il naso è una via privilegiata in particolare per accedere all’interno della scatola cranica. E questo già da diverso tempo, visto che possiamo considerare il 1997 come l’anno zero per quanto concerne l’innovativo approccio».
 

Quali sono le principali patologie che riguardano il cervello e che possono essere curate attraverso la chirurgia endoscopica?
«In primis ci sono i tumori dell’ipofisi e i tumori benigni della ghiandola pituitaria tra cui quelli che determinano il Morbo di Cushing. Più in generale, le tecniche endoscopiche ci permettono d’intervenire su patologie che possono essere invalidanti come la nevralgia del trigemino, causata dalla pulsazione trasmessa dal vaso sanguigno al nervo trigemino. I campi d’applicazione sono fra i più vasti e ci garantiscono risultati e percentuali di successo impensabili agli inizi degli anni Novanta».
 

Oltre che attraverso il naso, quali sono le altre vie d’accesso privilegiate?
«Attraverso un’incisione della palpebra possiamo rimuovere le neoplasie che colpiscono la parte posteriore dell’occhio. Un tumore per fortuna non così frequente, ma che purtroppo quando colpisce può, attraverso lo strozzamento del nervo ottico, condurre alla cecità. Qui a Legnano ho già trattato in questo modo una decina di casi».
 

E dopo quanti giorni il paziente può essere dimesso?
«Pochi giorni dopo l’intervento. In casi come questo la chirurgia tradizionale ci impone di intervenire attraverso le incisioni del volto e lo scollamento dell’epidermide. Ed è questa la rivoluzione della neurochirurgia endoscopica: ridurre ai minimi termini la invasività e permettere al paziente tempi più veloci di recupero e dolore post operatorio praticamente azzerato».