Legnano, 9 aprile 2014 - Le banche. Croce, quasi sempre, e delizia, molto più raramente, di qualsiasi imprenditore e spesso vere cause di chiusura di un’attività. Quasi quanto gestioni dissennate - e di quelle se ne sono succedute davvero tante in piazza Monumento - a far affondare la Franco Tosi Meccanica sono stati proprio i debiti con le banche. L’azienda di turbine deve infatti oltre 40 milioni di euro a due istituti bancari. Italiani? No, indiani. Circa 22 milioni devono infatti essere pagati alla Idbi Bank Limited e altri 20 alla Export-Import Bank of India. Inevitabile pensare che questi siano debiti non antecedenti all’arrivo di Gammon, la società indiana che poco più di cinque anni or sono ha rilevato la proprietà di Tosi.

Quaranta milioni di euro, ovvero quasi la metà dei 96 milioni di debito chirografario, ovvero quel tipo di debito che, se non pagato, può portare i creditori a soddisfarsi su tutti i beni del debitore, sia presenti sia futuri. Quelli con i due istituti di credito rappresentano la parte più rilevante di un debito totale di oltre duecento milioni di euro. Un’enormità che pesa come un macigno: 229 milioni di euro. Di questi sono stati “accettati” dal commissario straordinario Andrea Lolli circa 171. Un’ulteriore enormità, se si pensa che non tutti saranno convalidati dal tribunale.

Oltre 700 sono state le domande presentate da altrettanti creditori della Tosi: 700 enti o persone, fra cui alcuni dipenenti dell’azienda stessa, devono ricevere dei soldi dalla Tosi. Operai, ma anche dirigenti che richiedono oltre 80mila euro fra stipendi e trattamento di fine rapporto. Fra gli enti e le società ci sono invece Equitalia, che chiede ben 15 milioni di euro di tasse non pagate nel corso degli anni, il ministero di Istruzione, Università e Ricerca, che vanta un credito di oltre sei milioni nei confronti dell’impresa legnanese.

Debiti non pagati, debiti che si sono accumulati negli anni e che adesso diventano un fardello davvero notevole. Quando e se esisterà una prossima proprietà della Tosi, bisognerà fare i conti anche con parte di questi oneri. Non tutti, certo, dovranno infatti essere ripianati dalla nuova proprietà, ma probabilmente una parte sì. Il giudice del tribunale fallimentare di Milano deve ancora pronunciarsi su una parte delle richieste degli oltre 700 creditori. Appuntamento a fine mese per avere un quadro più chiaro della situazione.

di Cristiana Mariani