Legnano, 6 marzo 2014 - «Difendo la dignità dei nostri volontari, di chi fino ad oggi ha tenuto sotto controllo il parco e in cambio ha ricevuto prima il silenzio da parte della nuova dirigenza, a fronte delle tante segnalazioni, e ora ha anche dovuto digerire parole immotivate sulla situazione dell’area verde: parole che suonano come una velata accusa senza alcuna giustificazione reale»: Giuliano Prandoni, presidente della Protezione civile legnanese, usa questi toni per giustificare la lettera con cui pochi giorni fa ha annunciato l’uscita del suo gruppo dalla convenzione che, dal 2008, affidava alla Protezione civile compiti di sorveglianza nel Parco Alto Milanese, area verde a cavallo dei Comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza.

«Premetto che è lecito che ognuno decida come meglio desidera e che non ho intenzione di proseguire oltre con questa diatriba — spiega Prandoni — ma credo che le parole usate pochi giorni fa dal presidente del Parco, Angelo Pisoni, per descrivere la situazione suonino come un’offesa nei confronti di chi negli ultimi anni, settimanalmente, ha provveduto a segnalare cosa non funzionava e i problemi dell’area. Tutti report corredati di materiale fotografico che, purtroppo, non hanno mai avuto riscontro in un intervento da parte dell’ente. Passeggiare per il Parco oggi, raccogliere le segnalazioni de cittadini e quasi stupirsi dello stato dell’arte non serve a molto».

La Protezione civile, spiega Prandoni, impegna una cinquantina di volontari nei compiti di sorveglianza a fronte di una convenzione che attribuisce circa mille euro al mese al gruppo: «Non voglio fare polemiche, ma la situazione è sostanzialmente cambiata con il nuovo cda del parco — continua Prandoni —. Prima avevamo un contatto diretto, anche con la presidenza, e questo serviva per meglio modulare il nostro intervento, per scegliere con cura quali dovevano essere le zone da tenere sotto controllo a seconda delle esigenze specifiche. Con il nuovo cda non abbiamo avuto quasi mai occasioni di scambio, come se fosse già stato deciso di intraprendere una diversa strada. E credo che anche questo sia lecito, ma i modi scelti per arrivare fino a questo punto sono davvero discutibili».

Secondo Prandoni le segnalazioni sono infatti proseguite con costanza, a cadenza settimanale, ma sono sembrate inascoltate: «I nostri volontari hanno affrontato quotidianamente le accuse dei frequentatori del parco — prosegue — che hanno identificato in noi, proprio perché presenti in loco, i responsabili di situazioni critiche, problemi irrisolti e quant’altro. Ecco, a questo non voglio arrendermi perché è in gioco la dignità dei volontari che hanno sempre segnalato e documentato i problemi. Abbiamo chiesto un incontro dell’ente con tutti i volontari e ci è stato negato: ci è stato promesso un incontro ristretto con i rappresentanti, ma questo non è mai avvenuto. Una comunicazione azzerata, dunque, in una sola direzione.

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