Legnano, 27 febbraio 2014 - La polizia locale è in attesa di ricevere gli atti per comprendere se, e quali, provvedimenti prendere a fronte di questa vicenda: è questa la situazione che si è creata dopo che la vicina polizia di stato di Busto Arsizio, non più di una decina di giorni fa, ha denunciato due donne rom per avere utilizzato una minorenne per “facilitare” la loro operazione di accattonaggio. Una situazione che interessa anche la Polizia locale di Legnano, in un certo senso garante del Patto di sicurezza sottoscritto con alcuni rom, e l’amministrazione cittadina perché le due donne denunciate risultano essere domiciliate a Legnano e dunque nel campo attrezzato di via Jucker o nei container di via Quasimodo.

Definire con esattezza il “dove” non è una questione da poco, perché chi ha scelto di condividere il già citato “Patto per la sicurezza”, e ha trovato spazio già da tempo in via Jucker, ha dovuto anche formalmente sottoscrivere e condividere una serie di regole, tra le quali figura proprio l’obbligo di non utilizzare minori nell’accattonaggio. «Siamo in attesa di ricevere la documentazione dalla polizia di Stato di Busto Arsizio — spiega il comandante della polizia locale legnanese, Daniele Ruggeri — perché al momento siamo a conoscenza della situazione, ma solo tramite notizie di stampa e comunicazioni informali». Se si dovesse verificare che le due donne figurano effettivamente tra quante hanno sottoscritto il patto e, dunque, lo hanno anche violato, quali sarebbero le conseguenze? «Quando avremo tutti i dati potremo capire meglio, anche a fronte di una ricognizione generale che stiamo facendo con chi gestisce il campo. È certo vero che quella era una delle condizioni indicate nel documento».

Le due donne, identificate come cittadine romene di 24 e 44 anni, hanno usato la figlia della più giovane delle due, di soli sei anni, per impietosire i passanti nelle vicinanze del cimitero di Sacconago. Secondo quanto rilevato dagli agenti di polizia, pur avendo a disposizione un ombrello le due donne stavano chiedendo l’elemosina tenendo la bambina, volontariamente, sotto la pioggia e dunque “usandola”, bagnata e infreddolita, come sistema per impietosire i passanti.Una richiesta di elemosina trasformata in una vera e propria bestialità e che impone un intervento.