di Graziano Masperi
Bernate Ticino, 20 dicembre 2013 - «Dino stava scannando una pecora. Ce l’aveva appesa e la stava lavorando. Rocco Stagno mi chiese “Come mai qua?”. Sono venuto a trovare Dino, poi sono venuto anche ad ordinare delle pecore. Rocco Stagno era messo a fianco a me un metro. Rocco Cristello rimase nascosto, con la pistola. Dopo cinque minuti uscì Rocco da là dentro e gli sparò tre colpi, tutti a livello alto, uno addirittura quando era già per terra, gli sparò un ultimo colpo e lo prese in faccia. Rocco Stagno cadde a terra, tutto col tremolio, e morì quasi subito. Poi Dino, con la canna dell’acqua gli buttò l’acqua addosso». Questo è il racconto agghiacciante di un omicidio avvenuto a Bernate Ticino il 29 marzo del 2010. Tra il borgo Rubone e il Naviglio Grande. Luogo stupendo per delle passeggiate a piedi o in mountain bike. E ci volle del tempo per venire a sapere cosa accadde quel giorno. Fu il pentito Antonino Belnome a rivelarlo ai magistrati. Chi l’avrebbe mai detto che un territorio così bello, dalla natura incantevole (a pochi metri c’è anche la famosa lanca del Ticino) sarebbe stato macchiato dal sangue? Uno spietato delitto di ’ndrangheta riconducibile a vendette tra cosche rivali. Proprietario di quel terreno, situato in via San Giorgio a Bernate Ticino era Leonardo Prestia, vibonese trapiantato al nord. Ennesimo personaggio insospettabile condannato all’ergastolo.
Quei terreni, luogo di morte dove venne sepolto Rocco Stagno insieme alle ossa di decine di animali, torneranno a vivere. Al momento sono in gestione all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il sindaco di Bernate Ticino, Osvaldo Chiaramonte, è già stato contattato da una rappresentante dell’associazione “Libera” per cercare di capire quale potrà essere la destinazione appropriata di quei terreni e casupole. «Una volta passati al Comune, studieremo con attenzione quale potrebbe essere la destinazione ideale» ha spiegato il primo cittadino. Perché i beni confiscati alla criminalità organizzata potranno essere utilizzati per scopi sociali o per farne qualcosa che abbia attinenza con la natura che regna in quel luogo. Anche il Parco del Ticino si era fatto avanti con l’idea di realizzare un ostello in vista di Expo 2015. Terreni situati lungo la stradina sterrata che porta a Castelletto di Cuggiono. A pochi metri dall’antica e misteriosa località Rubone con la sua torre d’avvistamento quattrocentesca.
di Graziano Masperi
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