Sedriano, 16 novembre 2013 - Pericoloso boss della ’ndrangheta o millantatore con turbe psichiche? È sulla seconda tesi che si basa la difesa di Eugenio Costantino, l’imprenditore finito in carcere con l’accusa di corruzione e associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta che ha visto coinvolto anche l’ex sindaco di Sedriano Alfredo Celeste. Durante la prima udienza, infatti, la difesa di Costantino ha richiesto una perizia psichiatrica sull’imputato - nel frattempo ricoverato al Policlinico di Milano per aver tentato il suicidio tramite assunzione di farmaci -, che a livello biologico sarebbe affetto da una forma di megalomania psichica, che lo avrebbe indotto fin dalla più tenera età a millantare azioni e conoscenze importanti senza alcuna base concreta.

«È un’importante chiave di volta in questo processo - commenta il già sindaco sedrianese Alfredo Celeste - perché, se così fosse, si dimostrerebbe che Eugenio Costantino non sarebbe un boss mafioso con in pugno l’intero Magentino, ma un semplice criminale con turbe psichiatriche senza alcun potere di influenzare le politiche locali. La prova deriva anche dal fatto che sua figlia Teresa a Sedriano ha raccolto solamente 31 preferenze: che razza di boss mafioso potrebbe contare su un bacino tanto minuscolo di voti? Tutto il castello accusatorio rischia di cadere, anche a fronte di nuove intercettazioni che vedrebbero coinvolto anche il sindaco di Vittuone, Fabrizio Bagini, che sarebbe stato aiutato da Costantino a vincere le elezioni nel suo paese. Tutto questo è assurdo, e se il processo si muoverà in questa direzione si capirà finalmente che il Consiglio comunale di Sedriano è stato sciolto con motivazioni prive di fondamento». Celeste, dopo l’udienza rinviata al 3 dicembre, è tornato a commentare ancora le decisioni della Procura:

«Quello che è stato fatto nel nostro paese è stato un golpe, un atto politico con cui si è voluto sostituire al voto democratico una firma e un documento burocratico. A oggi, nonostante le nostre precise richieste, non ci è stata consegnata la documentazione completa per la quale è stato deciso lo scioglimento del Comune, con la scusa che si tratta di un atto riservato. Quell’atto riguarda me e la mia Giunta e siamo pronti a scendere in piazza fino a che non potremo leggere il testo completo delle accuse. Abbiamo il diritto di difenderci e di sapere cosa esattamente è stato trovato e cosa ci viene imputato. Finalmente, iniziamo a vedere una luce in fondo al tunnel: non siamo disposti a tornare nel buio della non conoscenza».