Rescaldina, 28 ottobre 2013 - Non è tutto ora quello che luccica, è proprio il caso di dirlo. La dolce vita infatti di {{WIKILINK}}Mirko Rosa{{/WIKILINK}}, titolare di una dozzina di Compro-Oro disseminati tra il Legnanese, il Varesotto e il Rhodense, non è solo belle donne, auto di lusso, orologi di valore e riconoscimenti per il suo impegno imprenditoriale (vedi la targa a lui consegnata di recente dal sindaco di Rescaldina Paolo Magistrali), ma ha anche spesso un retrogusto amaro che lo porta a volte al centro di vicende giudiziarie.

E' l'altra faccia della medaglia di chi ha scelto di esporsi non poco con manifesti pubblicitari ad affetto, provocazioni e "taglie"  (l'ultima di 100mila euro per chi consegnerà l'assassino della tredicenne bergamasca Yara Gambirasio), catalizzando inevitabilmente invidie e scatenando anche interrogativi e illazioni sul suo fiorente business. Ed è così che una semplice scazzottata che lo vede protagonista non può che balzare agli onori delle cronache e diventare elemento di un'indagine per la quale gli inquirenti intendono andare a fondo.

Ma andiamo con ordine. E partiamo da quanto è avvenuto ieri mattina all'alba. Erano passate da poco le 5, quando tra Mirko Rosa (in compagnia della moglie, dopo una serata in discoteca, ndr) e Giovanni D., suo ex addetto alla sicurezza, è scoppiato un battibecco all'interno di un bar di Legnano, sulla satatale del Sempione. Tra i due sono volati paroloni. Poi le botte. Qualche ceffone e spintone, ma nulla di più. Secondo le testimonianze, Giovanni D. si sarebbe poi infatti allontanato con la propria macchina. Tutto sembrava finito lì.

E invece i due si sono poi reincontrati di nuovo verso le 6 in Commissariato a Legnano. Qui gli animi erano ancora accesi e appena hanno incrociato lo sguardo hanno cominciato a darsele di santa ragione. Pugni e calci ben assestati che hanno necessitato persino l'intervento dell'ambulanza. Ad avere la peggio è stato l'ex bodyguard dello stesso Mirko Rosa. Il refererto medico del Pronto soccorso dell'ospedale di Legnano parla infatti di venti giorni di prognosi. Fino a qui la cronaca.

Ora l'indagine, per la quale gli inquirenti non intendono sottovalutare nulla. E' stata infatti anche avanzata la richiesta di visionare tutti i fotogrammi ripresi dalle telecamere interne del bar dove è scoppiato l'alterco. Purtroppo solo una delle tre era funzionante e quindi poche le immagini che hanno immortalato il momento esatto della lite. L'unico elemento di indagine, quindi, è per ora la versione in mano ai poliziotti, ovvero che il litigio tra i due sia nato per mere questioni di lavoro. Giovanni D. non avrebbe infatti digerito il licenziamento. "Il mio assistito - ha detto il legale di Mirko Rosi, Stefano Colombetti - è stato minacciato pesantemente mentre era seduto al bar insieme alla moglie. Da lì è iniziato tutto".

di Davide Gervasi