di Paolo Mattelli

Busto Garolfo, 5 ottobre 2013 -  Cittadini e amministratori di Busto Garolfo nuovamente sul piede di guerra per scongiurare la realizzazione del mega allevamento di galline al confine con Canegrate. Le notizie circolate la scorsa settimana su un possibile via libera regionale alla realizzazione dell’opera stanno rinfocolando la protesta nei confronti del Pirellone. La Via (Valutazione di impatto ambientale), che da più parti era data a favore del no, sembra andare in direzione opposta: al netto diniego si sostituirebbe un generale parere favorevole costellato da una serie di prescrizioni restrittive di cui ancora non si conosce la portata.

Un sì condizionato, che permetterebbe alla ditta Bruzzese di realizzare l’opera magari con qualche ritocco qua e là sul progetto originale per strappare il via libera edificatorio inizialmente negato proprio dalla Regione. Il Parco del Roccolo rischierebbe quindi di trovarsi al suo interno un impianto per la produzione di circa 36mila uova giornaliere su un area di centomila metri quadrati con 10 tonnellate di rifiuto organico prodotto da 320 mila galline disposte in gabbie su sei livelli diversi. Un enorme macchina per la produzione di uova che ogni giorno farebbe i conti con il transito degli automezzi per il trasporto della merce. Tutto questo a soli trecento metri in linea d’aria dalle prime abitazioni e ad una manciata di chilometri dal nuovo ospedale di Legnano.

Tra gli aspetti da non sottovalutare vi è infatti anche la vicinanza con il nuovo nosocomio di via Novara, per il quale un luogo potenzialmente soggetto ad epidemie come l’allevamento di galline potrebbe rappresentare una criticità per alcune tipologie di pazienti. È infatti del settembre 2012 una lettera scritta dal direttore generale, Carla Dotti, nella quale si chiede di tener conto in sede di valutazione ambientale anche il posizionamento del Civile di Legnano.

«L’ospedale si è insediato nella nuova struttura in un momento successivo all’inizio delle attività istruttorie ancora in corso — precisa il direttore generale — pertanto si vuole essere certi che le valutazioni in essere tengano conto della vita del nostro presidio». Una questione che sta coinvolgendo i diversi ambiti del territorio, non ultimo il Wwf che già in passate occasioni aveva sollevato forti dubbi sull’impatto territoriale di un progetto di questa portata. A ricevere la doccia scozzese più gelida è stato però il Comitato Radici nel Cielo che fin dal 2010 sta guidando il fronte del no.

La coordinatrice del gruppo Daniela Clementi non nasconde una certa rabbia: «Se quanto detto in questi giorni venisse confermato ufficialmente, sarebbe la dimostrazione che i pareri negativi espressi in questi anni, compreso quello della Provincia di Milano, sono rimasti inascoltati».