di Ivan Albarelli

Arconate, 1 ottobre 2013 - Una "presa d'atto" che dal 4 luglio il sindaco Mantovani ha espresso la sua volontà di lavorare in Regione e che, sempre da quella data, non partecipa più né alle sedute di Giunta né a quelle del Consiglio. Si è conclusa così — e non è mancata la bagarre fra il pubblico — l’ultima seduta del parlamentino arconatese chiamato, per l’ennesima volta, a esprimersi sulla decadenza da sindaco del braccio destro di Berlusconi e oggi vice presidente della Regione Lombardia.

«Ci siamo espressi com’era a nostro avviso necessario fare — spiega il vice primo cittadino Silvana Ceriotti —. Abbiamo preso atto che Mantovani è a tutti gli effetti vice presidente della Giunta regionale e non svolge più un ruolo attivo qui ad Arconate. Adesso sarà il prefetto che ne dichiarerà la decadenza dalla carica». Come dire: di più non chiedeteci di fare.

Questione d’interpretazione di leggi, regolamenti e codici «che vengono piegati a ciò che uno vuole, proprio come stanno facendo a Roma con Berlusconi»: Giuseppe Rolfi, capogruppo dell’opposizione di centrosinistra (cinque consiglieri), che dall’ultima seduta avvenuta a inizio agosto ha scelto di salire sull’Aventino, e cioè di abbandonare il Consiglio comunale, è furibondo. «La legge è chiara — continua — è in diverse occasioni sia il Ministero dell’Interno sia il prefetto di Milano lo hanno ribadito: il sindaco dev’essere dichiarato decaduto dal Consiglio comunale. Questa “presa d’atto” che hanno votato cosa significa? Non c’era bisogno che si “prendesse atto” che Mantovani è in Regione, lo sappiamo anche noi, bisognava sancirne la decadenza».

Il voto della maggioranza di centrodestra scatena intanto le reazioni fra il pubblico. «Libertà, libertà!», urla un gruppo di ragazzi in prima fila, al punto che il vice sindaco chiede al vigile urbano presente di far intervenire i carabinieri: ne arrivano quattro, che si tengono prudentemente fuori dall’aula delle scuole medie dove si sta tenendo la seduta. Conclusione: per il Pdl la “presa d’atto” è più che sufficiente. Sia ora il prefetto a “cacciare” Mantovani da Arconate. Il centrosinistra d’altro canto si rivolgerà oggi stesso a corso Monforte. In altre parole, il caso Arconate sarà di nuovo sulla scrivania di Tronca.