di Luca Di Falco

Legnano, 24 aprile 2013 - Aveva sedici anni quando, nel 1943, la legnanese Piera Pattani cominciò a collaborare con i partigiani. Il suo primo compito da staffetta fu quello di portare nelle fabbriche i volantini che invitavano i lavoratori a scioperare contro il regime. Lo ha raccontato lunedì sera in occasione della serata “Le donne nella Resistenza”, patrocinata dal Comune e dall’Anpi, con relazione del professor Giancarlo Restelli e gli intermezzi musicali de I Numantini.

Pattani, classe 1927, è stata staffetta partigiana già a cominciare dall’autunno 1943, collaborando al fianco di comandanti come Mauro Venegoni, Arno Covini e Samuele Turconi. «Nel marzo del 1943 - ha raccontato Piera - ho incontrato Arno Covini, un capo partigiano che abitava vicino alla mia nonna: avevo 16 anni e lavoravo alla Giulini&Ratti. L’ho incontrato a casa di Dino Garavaglia, perché ero nell’organizzazione dei fratelli Venegoni». Nonostante la giovanissima età con grande coraggio, mise subito a disposizione le sue capacità operative al servizio della Resistenza. «Arno - ha detto - mi incaricò di portare dei volantini per preparare in città gli scioperi contro il regime». In bicicletta Pattani si recò dai recapiti clandestini dei partigiani legnanesi. «Quei volantini li ho portati a Cesare Oldrini al Brusadelli, Carolina Rossetti alla Cantoni, alla Bernocchi come alla De Angeli Frua, mentre Arno Covini pensò alla Franco Tosi». 

La volontà di servire una causa giusta diede grande forza morale alla giovane Piera. «Mia mamma si spaventò, mi diceva di smettere ma dovevamo lottare tenacemente». E l’organizzazione della Resistenza ben presto comprese che la giovane Piera era una staffetta di sicuro affidamento e di valore, affidandole anche il compito di recuperare a Milano, la stampa clandestina del giornale L’Unità da diffondere poi nei luoghi di lavoro. Memorabile poi uno degli episodi che vide Pattani protagonista di un’azione audace per solidarietà con un compagno: «Quando il comandante Samuele Turconi venne ferito a seguito della battaglia di Mazzafame del 21 giugno 1944, fui inviata dal comando partigiano all’ospedale di Busto Arsizio dove era piantonato in attesa della fucilazione. Finsi di essere la sua fidanzata e riuscendo a baciarlo, lasciai nella sua bocca un messaggio con cui i fratelli Venegoni lo avvertivano che presto l’avrebbero liberato. L’operazione riuscì con successo, salvando così la vita ad un nostro valoroso compagno». «La Resistenza - ha concluso - l’ha fatta il popolo, l’abbiamo fatta in tanti: i partigiani, i sacerdoti, le suore, i farmacisti, i medici e a volte anche i padroni, che scelsero di schierarsi dalla parte della libertà di cui oggi godiamo ogni giorno e che deve essere sempre difesa».