Legnano, 21 aprile 2013 -  Replica a muso duro contro alcuni commenti comparsi su Facebook sulla sorella uccisa. Così Livio Cancelliere, fratello di Stefania, la donna massacrata dall'ex compagno a giugno del 2012, ha voluto respingere i commenti menzogneri e molto superficiali comparsi in questi giorni sul social network, in particolare di una cittadina legnanese.

"Nel leggerli ho provato sconcerto, ribrezzo, rabbia. Quella rabbia che nasce quando tocchi con mano l’ignoranza. Mi sono chiesto perché tanta cattiveria e perché tanta sconcezza per giustificare un mostruoso omicidio. Poi mi sono chiesto se lei è una madre e, se lo fosse, come può aver scritto questo schifo. Non riesco a credere che anche davanti ad una morte così drammatica ci si possa dividere e che possa trovare spazio la calunnia. Lei scrive “non ho espresso giudizi di sorta nei confronti della vittima”: ma cosa significa “a onor del vero la signora aveva avuto un figlio in un precedente matrimonio … poi dall'assassino ha avuto altri due figli … nel frattempo ha avuto due relazioni , coinvolgendo i figli e tanto x non farsi mancare niente chiedeva continuamente soldi all'ex compagno "cornuto e mazziato" ... ora a voi il giudizio”. Evidentemente lei scrive senza riflettere. Forse non si rende conto che non solo sta esprimendo un giudizio sulla vittima, ma lo chiede addirittura ai suoi amici sulla scorta delle sue informazioni false e imparziali, riducendo una simile tragedia a mero pettegolezzo"

Livio Cancelliere chiarisce poi la posizione dlela sorella separata: "In Italia c’è un esercito di 3 milioni e 115 mila anime di separati e divorziati. E se la separazione spesso lascia strascichi che portano in Tribunale, mia sorella aveva un buon rapporto con il suo ex marito (tanto è vero che quel pomeriggio Stefania aveva un appuntamento con l’ex marito davanti alla scuola frequentata dal minore perché insieme avrebbero dovuto ritirare la sua pagella). Quasi la totalità dei separati trova un nuovo partner, si ricostruisce una vita. Mia sorella pensava di aver trovato l’uomo della sua vita, con lui ha generato due bambini meravigliosi. Col tempo, quest’uomo si è trasformato prima nel suo incubo e, poi, nel suo carnefice. Dal 29 aprile 2011, giorno in cui mia sorella fu aggredita in casa dal suo assassino, i due non vivevano più insieme. Mia sorella ha vissuto per mesi nel suo appartamento, da sola, nel terrore, segregata. Lui l’ha picchiata, minacciata e insultata pubblicamente e davanti ai figli. Non riusciva a trovare la forza per reagire. Qualche mese prima di morire ha conosciuto un ragazzo, che le ha dato fiducia e speranza, ma aver tentato di rialzare la testa le è costata la vita. E poi, cara signora, perché non scrive pure che Colombo, sin dall’inizio del loro rapporto, l’ha tradita con la sua ex? Ricordo di aver fatto visita in ospedale a mia sorella immediatamente dopo la nascita del loro primo figlio: lei piangeva perché sapeva, ma non disse nulla perché non voleva darci preoccupazioni. Nonostante le manie, il narcisismo, le intemperanze e le menzogne dell’assassino, Stefania lo ha sempre perdonato. Un giorno, Stefania (quando era al settimo mese della terza gravidanza) rinfacciò a Colombo le sue continue infedeltà, ma questi le rispose che avrebbe fatto bene a gettarsi da un ponte. Stefania ha portato avanti entrambe le gravidanze in estrema solitudine, con grande forza e con grande sofferenza d’animo".

Il fratello poi racconta le vicessitudini di Stefania: "Ha cercato di vendere casa, per prenderne una più piccola e per allontanarsi dal suo carnefice. Ma lui ha inviato una e-mail all’agenzia immobiliare incaricata, dichiarando falsamente che l’appartamento era sottoposto sequestro giudiziario e qualsiasi trattativa di compravendita doveva pertanto ritenersi inopportuna e passibile di indagine da parte della Magistratura”, firmandosi falsamente “avvocato Federico Gussoni”.

Per questo imbroglio l’assassino sarà processato, ma Stefania non è riuscita a vendere a casa e, ancora adesso, mia madre paga le costose spese condominiali. Inoltre, come ogni genitore, anche Colombo è tenuto a mantenere i propri figli, contribuendo in maniera proporzionata alle proprie sostanze economiche. Ebbene, l’assassino, dapprima si è rifiutato di contribuire alle spese di mantenimento dei bambini e poi ha citato Stefania in Tribunale. Lui si è presentato al giudice come un vecchio barbone, riferendo al giudice di essere malato di tumore e che gli sarebbero rimasti pochi mesi di vita. Ha mentito spudoratamente anche sul suo stipendio, per abbassare l’entità dell’assegno di mantenimento. Le dico anche che l’assassino si è rifiutato di versare ai suoi due figli minori l’assegno di mantenimento disposto dal Tribunale dei Minorenni, pari a circa 2.000,00 euro ciascuno. Gli è stato notificato il relativo precetto, ma l’assassino ha proposto opposizione! Pensi a questi bambini: il loro padre non solo li ha resi orfani di madre, ma si è rifiutato finanche di provvedere al loro mantenimento!"

Livio poi chiarisce le denunce: "E’ a causa mia se Stefania non ha sporto altre denunce – oltre a quella per stalking - nei confronti del suo assassino: ho sempre ritenuto squalificante denunciare il padre o la madre dei propri figli. Ho sempre consigliato il dialogo, l’accordo nell’interesse superiore dei bambini. Ed era quello che desiderava Stefania. Infatti, quella mattina aveva richiesto un appuntamento ai Servizi Sociali per trovare un accordo con il suo assassino. Era stanca e spaventata. Quando Stefania nel 2011 fu aggredita da Colombo, l’accompagnai al Pronto Soccorso di Legnano per le prime cure. Ma, a differenza di Colombo, decidemmo di non sporgere denuncia. Nell’agosto 2011, Stefania presentò denuncia per stalking nei confronti del suo assassino perché era spaventata e sfinita dal comportamento ossessivo e persecutorio di Colombo, il quale incessantemente la controllava, la fotografava e la filmava ogni qualvolta entrava e usciva dall’abitazione, la maltrattava e ingiuriava in presenza dei figli e anche all’uscita della scuola dei bambini. E Stefania ha dovuto sopportare tutto questo per anni!"

"Un giorno, mentre mia madre raccoglieva in una scatola gli effetti personali di Stefania, ha rinvenuto alcune pagine scritte da mia sorella. Leggendole, ho compreso per intero il dolore vissuto da mia sorella, i suoi patimenti, le umiliazioni a cui è stata costretta negli anni vissuti con Colombo e il forte amore per i suoi figli. Nell’agosto 2011, Stefania ha scritto il proprio testamento, che si apre con le seguenti parole: “In caso di mia morte prematura.”

di Christian Sormani

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