San Vittore Olona, 31 dicembre 2012 - È l’ultimo giorno di un anno di austerity. Dodici mesi funestati da un crescendo di imposte, speranze tradite e da un degrado sostanziale dell’economia, con indici negativi anche a livello locale. Lavoratori licenziati o in cassa integrazione, ma anche imprenditori sprofondati nel gorgo della disperazione. Centinaia le imprese ridotte sul lastrico, strette nella morsa delle tasse, dei costi del lavoro insostenibili, delle banche che ostacolano gli accessi ai crediti. Tantissimi i piccoli imprenditori del Legnanese che hanno alzato bandiera bianca. Per chi resiste si è abbattuta impietosa anche l’Imu. E allora che fare? Pagarla oppure pensare prima alle tredicesime dei lavoratori?
 

«Ci siamo trovati di fronte a un bivio - racconta Antonella Lattuada, al timone, insieme ai fratelli, della Lamar, storica impresa di San Vittore Olona che produce meccanica di precisione per conto terzi -. Alla fine abbiamo deciso a favore dei nostri dipendenti e delle loro famiglie alle prese con tante difficoltà. La coperta è corta e pagare l’imposta sull’immobile escludeva il pagamento delle tredicesime. L’Imu, quindi, può attendere». Di fatto, tutti gli indicatori economici sulle piccole imprese - che per mezzo secolo hanno rappresentato la locomotiva dello sviluppo territoriale - mostrano un’Altomilanese piegato. «È un bollettino di guerra - è l’analisi amara della Lattuada -: sono aumentate le tasse, si è indurita la caccia all’evasore, è arrivata la spending review, ma la stretta del credito e gli interessi elevati per lo spread uniti alla flessione nazionale dei consumi ci hanno scavato la fossa. Noi siamo quattro soci e abbiamo rinunciano al nostro compenso pur di garantire le mensilità ai dipendenti. Teniamo duro, ma la situazione è critica».
 

Si sentono traditi i piccoli imprenditori del Legnanese, abbandonati a loro stessi, dimenticati, lasciati soli con le loro angosce dovute al calo degli ordinativi e delle prospettive produttive, aggravata dalla fuga ad Est delle multinazionali e delle grandi imprese italiane, che non garantiscono più gli ordini di un tempo: «Cosa si deve fare quando il fatturato cala del 30 per cento e le tasse salgono invece al 75? - si domanda la Lattuada -. Abbiamo la nostra abitazione privata data in garanzia alle banche e l’Imu sui nostri capannoni aziendali equivale a 10mila euro perché vengono considerati quasi come una seconda casa. Abbiamo chiesto una mediazione al movimento “Imprenditori che Resistono” e confidiamo di uscire dal guado pagando una piccola mora a giugno. Le incertezze però sono tante di fronte a una crisi che non dà tregua e colpisce duro, scatenando un effetto domino che sta destabilizzando tutto».
 

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