Nerviano, 29 marzo 2012 - Ai bordi delle strade dilaga la fiera dell’est a luci rosse. Dopo un periodo di “basso profilo” in cui il mercato del sesso si era spostato altrove - grazie anche ai massicci controlli da parte delle forze dell’ordine che l’avevano relegato a fenomeno marginale – le arterie che costeggiano il parco del Roccolo (tra Parabiago, Nerviano e Lainate) si sono ora nuovamente ripopolate di giovani prostitute. Tutte provenienti dalla Romania, Bulgaria o Moldavia. Volti nuovi, tra i 19 e i 24 anni, che si concedono ai clienti per venti, trenta euro.

Durante la giornata di ieri, in un tratto di strada di circa 300 metri, se ne contavano ben sette a dimostrazione di un nuovo boom in forte espansione. Le abbiamo avvicinate. Poca voglia di parlare, ma una di loro ha raccontato la sua vita da ragazza di strada, un tragico destino simile a quello di migliaia di donne dell’Europa orientale, divenuta uno dei principali bacini per il reclutamento della prostituzione. Capelli lunghi e biondi, occhi chiarissimi. Ha detto di chiamarsi Daniela e di avere compiuto da poco 20 anni. «Sono arrivata in Italia due mesi fa, dalla Romania. Sono stata attirata da una mezza promessa di un lavoro come cameriera a Milano, ma non è andata come speravo. Non avevo mai fatto questo mestiere prima e non mi sono ancora abituata a farlo: quando vado con un cliente – a volte anche a casa sua per cento euro - vivo sempre l’incubo di subire una violenza. La paura è tanta, ma spero di guadagnare al più presto abbastanza per tornare nel mio paese e dare da vivere alla mia famiglia».

Nel raccontare la sua odissea, però, Daniela non dice mai esplicitamente di essere stata ingannata o di essere vittima di una tratta di schiave. Sostiene piuttosto di aver consapevolmente scelto di intraprendere questa strada “perché non c’è alternativa” ed essendo una ragazza comunitaria non è soggetta all’espulsione. Quel che è certo è che di ragazze dell’Est che si prostituiscono nel Legnanese ve ne sono anche alla sera, sulla provinciale 12 Legnano-Inveruno. Per tutte loro si parla spesso di reinserimento sociale che prevede ascolto, accoglienza e aiuto. Ma poi sono sempre là, sulla strada.
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