Legnano, 21 novembre 2011 - L'Altomilanese gioca su più tavoli. Forse perché chi ha gestito il giro della malavita - e probabilmente anche se in modo diverso riprenderà a farlo - era attivo in diversi settori. Ecco quindi che alcuni esponenti della 'ndrangheta della zona sono stati condannati, nel processo di primo grado con rito abbreviato, l'altro giorno a Milano dal gup Roberto Arnaldi nell'ambito dell'inchiesta "Infinito", mentre per altri è stato utilizzato il criterio del "ne bis in idem", ovvero la norma che stabilisce che non si possa essere giudicati in due processi per lo stesso fatto.

Non un'assoluzione, quindi, ma soltanto un rinvio di competenza al tribunale di Busto Arsizio dove si sta celebrando il processo per l'inchiesta "Bad Boys". Fra i "ragazzi cattivi" accusati di far parte della 'ndrangheta altomilanese c'è il legnanese Vincenzo Rispoli. Attraverso intercettazioni, filmati e indagini che hanno richiesto molti anni di lavoro, gli investigatori e gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia hanno scoperto il suo legame con la 'ndrina dei Gallace-Novella, di cui era capobastone il boss Carmelo Novella, ucciso a San Vittore Olona alla fine di luglio del 2008. Numerose le intercettazioni telefoniche dalle quali, secondo gli inquirenti, emergerebbe un ruolo di primo piano del legnanese nella Locale Legnano-Lonate Pozzolo, ovvero il gruppo di 'ndrine del territorio.

Un ruolo di primo piano sarebbe stato giocato anche da Cosimo Barranca, altro residente a Legnano. Proprio lui è uno degli imputati che dovranno scontare il maggior numero di anni di carcere. Il gup Arnaldi lo ha infatti condannato a 14 anni. Barranca è stato indicato dall'accusa come il capo della Locale di Milano. Dalle indagini è emerso come Carmelo Novella - ancora una volta tutto ruota attorno a lui - avesse tentato di rovesciare il suo "regno", voluto dalla casa madre calabrese al nord. Il legnanese sarebbe infatti stato a capo dell'organizzazione che comandava gli affari 'ndranghetisti in tutta la Lombardia.

Dodici anni nell'ambito del processo "Infinito" sono invece stati inflitti a Pasquale Zappia, residente a Gudo Visconti. Zappia, che si è sentito male in aula durante la lettura della sentenza, è considerato il successore di Pino Neri, ovvero il capo assoluto dell'organizzazione 'ndranghetista in tutta la regione. Proprio nella ormai famigerata riunione al centro Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano, Zappia sarebbe infatti stato "incoronato" capo.