Magenta, 1 settembre 2010 - Giudizio sospeso ancora per poco per gli studenti di tutta Italia che, in questi giorni, tornano in anticipo sui banchi di scuola per riparare ai propri debiti formativi. Parliamo di una percentuale non irrilevante di alunni: il 27,8 % degli ammessi all’anno successivo, infatti, a giugno ha fatto i conti con uno o più asterischi che, sulle pagelle, indicano le materie da recuperare durante l’estate. Dall’anno scolastico 2008-2009, inoltre, le materie non recuperate a settembre non rimangono semplicemente una macchiolina sul curriculum scolastico, ma possono comportare addirittura una bocciatura rimandata a settembre: è l’effetto della riforma Gelmini. La riforma scolastica, applaudita dalla maggioranza al governo per il rigore e ampiamente bocciata dalle minoranze per i consistenti tagli economici, prevede una riorganizzazione degli istituti secondari di secondo grado molto importante con diversi provvedimenti, tra cui ricordiamo l’eliminazione delle classi sperimentali (a cui si sostituiranno corsi facoltativi, da attuarsi in base anche alle disponibilità dei singoli istituti) e la possibilità, per molti ragazzi, di essere rimandati a settembre. «L’utilità dei debiti scolastici dipende, a mio parere, dal numero dei debiti che lo studente si trova ad affrontare - dice Silvia Minardi, docente di lingua inglese presso il liceo classico a sperimentazione linguistica Salvatore Quasimodo, Magenta -. Se, infatti, l’alunno compie durante l’estate un lavoro sistematico e costante, seguito e con buone indicazioni iniziali, i risultati a settembre si vedono. Un percorso del genere può essere fatto, però, solo se le materie da recuperare sono poche. Un debito ha senso, due anche: dal terzo in poi, il lavoro diventa insostenibile e il concetto di debito viene snaturato. Altro discorso, poi, sono i debiti reiterati, quelli che lo studente si porta dietro per due, tre, anche quattro anni. A cosa servono? In questo caso, i professori, la famiglia e lo studente stesso dovrebbero riflettere sulla scelta della scuola fatta a monte, al termine della terza media, specialmente quando la materia da recuperare ogni anno è fondamentale nel tipo d’istituto scelto, come matematica in un liceo scientifico o greco e latino in un liceo classico».

Fondamentale, secondo la docente, il modo in cui i ragazzi decidono di vivere l’esperienza del debito formativo e del relativo esame di settembre: «se lo studente percepisce l’esame di riparazione come una punizione, oltre ad un riscontro negativo l’esperienza potrebbe non incidere sull’atteggiamento del ragazzo nell’affrontare l’anno successivo. Gli esami di riparazione non piacciono a nessuno, ovviamente, ma se, invece, il debito viene visto come un’opportunità, un modo per lavorare sugli aspetti significativi della carenza-senza ammazzarsi, l’estate è sempre estate- i risultati ci sono, e si vedono. Bisognerebbe incoraggiarsi, dirsi tra sé e sé: l’anno prossimo andrò meglio!». Già, potrebbe rispondere un ipotetico studente, l’anno prossimo: ma se non passo i miei debiti e verrò bocciato? «La bocciatura a settembre si manifesta, secondo la mia esperienza, proprio in casi estremi - conclude Silvia Minardi - se lo studente non lavora per tutta l’estate, e presenta all’esame un compito pessimo, totalmente sbagliato o in bianco, è chiaro che si è comportato da irresponsabile».